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TURCHIACurdi al voto per l'indipendenza

22.09.17 - 22:11
Per Ankara è «illegittimo e inaccettabile»
Keystone
Curdi al voto per l'indipendenza
Per Ankara è «illegittimo e inaccettabile»

ISTANBUL - A 48 ore dal referendum per l'indipendenza del Kurdistan iracheno, la Turchia si prepara al pugno duro contro un voto che definisce «illegittimo e inaccettabile». Da possibili sanzioni economiche e diplomatiche fino a un intervento militare, Ankara lascia sul tavolo tutte le opzioni per opporsi a una consultazione da cui teme anche un contagio in casa.

«Se questo referendum si farà, nonostante tutti i nostri avvertimenti, la Turchia farà valere i diritti derivanti dagli accordi bilaterali e internazionali», recita una nota diffusa al termine del Consiglio di sicurezza nazionale, presieduto questo pomeriggio da Recep Tayyip Erdogan. Per Ankara, il timore è anche quello di vedere alimentato l'irredentismo curdo dentro i suoi stessi confini. Che la consultazione si terrà, a questo punto sembra però inevitabile. Lo ha ribadito in un comizio a Erbil anche il presidente curdo-iracheno, Massud Barzani, spiegando che "ormai è troppo tardi" per tirarsi indietro.

La reazione promessa dalla Turchia potrebbe giungere anche in coordinamento con Iran e Iraq, come suggerito dopo l'incontro tra i rispettivi ministri degli Esteri a margine dell'assemblea generale dell'Onu a New York. Del resto, gli appelli a rinunciare a un voto ritenuto destabilizzante continuano in queste ore anche da diverse cancellerie occidentali, compresi gli Stati Uniti, alleati chiave del governo di Erbil.

Intanto, il Parlamento di Ankara si riunirà domani in sessione straordinaria per approvare l'estensione annuale del mandato che autorizza l'esercito a intervenire in Iraq e Siria, in scadenza il 30 ottobre. La mozione presentata dal governo, verso cui è atteso il sostegno di tutta l'opposizione tranne i curdi dell'Hdp, permetterà alle forze armate di «intervenire contro qualsiasi sviluppo che vada contro il nostro Paese e minacci la nostra sicurezza nazionale». Quindi, ha sottolineato il premier Binali Yildirim, anche di «inviare truppe» oltreconfine.

Da lunedì, sono già in corso esercitazioni militari a pochi chilometri dal valico di confine di Habur con l'Iraq, uno dei più trafficati del Medio Oriente, dove sono stati inviati un centinaio di mezzi dell'esercito, tra cui numerosi tank, pronti a entrare in azione in caso di necessità. Perché, ha ribadito il premier Yildirim, «una modifica agli status attuali di Siria e Iraq sarebbe un esito che non potremmo mai accettare».

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