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REGNO UNITOCharlie Gard «è prigioniero dello Stato»

16.07.17 - 18:33
È la dura accusa del papà e della mamma del bambino inglese di 11 mesi afflitto da una rara e grave malattia
Keystone / AP
Charlie Gard «è prigioniero dello Stato»
È la dura accusa del papà e della mamma del bambino inglese di 11 mesi afflitto da una rara e grave malattia

LONDRA - Charlie Gard «è tenuto in sostanza prigioniero dallo Stato e dall'Nhs», il servizio sanitario nazionale britannico. È dura l'accusa di Alasdair Seton-Marsden - portavoce del papà e della mamma del bambino inglese di 11 mesi afflitto da una rara e grave malattia a cui i medici del Great Ormond Street Hospital di Londra hanno chiesto nei mesi scorsi di staccare la spina contro il volere dei genitori - alla vigilia di una giornata forse decisiva per la riapertura del caso dinanzi all'Alta Corte britannica.

Se i Gard fossero «ricchi, e non persone comuni, Charlie avrebbe già ottenuto la possibilità di essere sottoposto a una terapia alternativa» come quella in via di sperimentazione negli Usa, ha rincarato Seton-Marsden, citato da SkyNews.

Proprio la possibilità di tentare la terapia americana sarà al centro domani di una missione chiave a Londra di Michi Hirano, professore di neurologia alla Columbia University di New York, che la sta mettendo a punto da qualche tempo.

Hirano è atteso in Gran Bretagna nelle prossime ore con altri luminari internazionali - fra cui uno del Bambin Gesù di Roma - per visitare Charlie ed essere poi sentito da Nicholas Francis, il giudice dell'Alta Corte che nei mesi scorsi aveva dato il via libera ai medici del Great Ormond. E che tuttavia che negli ultimi giorni - sullo sfondo di una campagna internazionale a sostegno delle speranze dei genitori, Chris Gard e Connie Yates - ha aperto uno spiraglio alla possibilità di riesaminare il suo stesso verdetto.

Riesame che si potrebbe concludere - di qui a una decina di giorni secondo le previsioni dei media britannici - con la decisione di cancellare la 'condanna' del bimbo come irrimediabilmente incurabile e di consentirne il trasferimento negli Usa per tentare un'ultima chance, laddove gli specialisti stranieri fossero in grado di convincere Francis sull'esistenza di una minima probabilità di successo.

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