In visita a Damasco con una delegazione europea si è appartato con il dittatore siriano. Battista: «Ogni ironia è sfiorita»
DAMASCO/MILANO - Complice anche la divertente parodia che ne fa Maurizio Crozza, il senatore italiano Antonio Razzi è diventato un personaggio (ad essere molto indulgenti) pittoresco e noto ai più. Finora, tuttavia, le sue difficoltà con la lingua italiana, la sua tronfia rivendicazione dei privilegi della politica, la sua volgarità e la sua ignoranza si erano limitate a far piangere alcuni e a divertire altri.
Il suo corteggiare i dittatori aveva certo indispettito in passato (in visita nella Corea del Nord di Kim Jong-un, Razzi, emigrato nel nostro Paese da ragazzo, aveva dichiarato: «Apprezzo che c’è una somiglianza alla mia Svizzera. Le persone sono precise per quando si danno gli appuntamenti e c’è una pulizia per le strade molto molto pulite»). Ora, tuttavia, Razzi sembra aver passato il segno. Presente a Damasco con una delegazione europea, il senatore abruzzese si è infatti appartato con il presidente siriano Bashar al-Assad e ha scattato con lui un selfie e alcune foto. Nelle immagini, postate via Twitter, lo si vede sorridere gioviale di fianco al dittatore accusato di crimini di guerra contro i propri cittadini. «Con il Presidente della Siria Bashar al-Assad», cinguetta didascalico Razzi.
Con il Presidente della #Siria Bashar al-#Assad pic.twitter.com/p7XJEAoChp
— Antonio Razzi (@senantoniorazzi) 20 marzo 2017
«Il senatore Antonio Razzi è una macchietta che non fa più ridere, ma mette solo molta tristezza», commenta indignato Pierluigi Battista, del Corriere della Sera. «Da ieri, da quando si è appartato dalla delegazione europea in visita a Damasco e si è messo a scattare un selfie ridanciano con il tiranno siriano Assad, massacratore seriale del suo stesso popolo, e lo ha diffuso per farsi un po’ di pubblicità, da quel momento il riso si è spento, ogni ironia è inevitabilmente sfiorita, e ogni caricatura ha perduto il suo mordente», aggiunge.
Secondo Battista, l’Europa è sua malgrado costretta a trattare con al-Assad per battere l’Isis, «ma almeno sarebbe il caso di non riderci su». «Non fa più ridere, Razzi - conclude il giornalista -. E ha perso il senso del limite oltre a quello del ridicolo. Il selfie con il dittatore mette solo pena, tristezza, e anche rabbia».