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STATI UNITI«La Svizzera deve sperare che Trump non la consideri proprio»

24.02.17 - 07:13
Ex repubblicano, esperto di politica estera ed editorialista, Robert Kagan ci spiega cosa pensa del presidente americano
«La Svizzera deve sperare che Trump non la consideri proprio»
Ex repubblicano, esperto di politica estera ed editorialista, Robert Kagan ci spiega cosa pensa del presidente americano

WASHINGTON - Da poco più di un mese Donald Trump è entrato nella politica americana e internazionale come un elefante in una cristalleria. Parliamo di questa nuova fase con Robert Kagan, ex membro del Partito Repubblicano, consigliere di politica estera di diversi candidati presidenti e amministrazioni repubblicane e co-fondatore del “think tank” neo conservatore “Project for the American Century”.

Signor Kagan, lei era repubblicano, ma lo scorso anno ha lasciato il partito a causa di Trump. Perché?

Durante la campagna ha chiaramente fatto capire di non avere alcun rispetto per i principi democratici e le istituzioni degli Stati Uniti. Continua del resto a dimostrarlo anche ora che è presidente: definisce un giudice un «cosiddetto giudice» e dipinge i media come dei nemici del popolo.

La sua opinione su Trump non cambia, quindi, a un anno dalla sua uscita dal partito?

I miei timori rispetto a Trump sono sempre gli stessi, ma sarei felice di sbagliarmi del tutto. Credo che ci siano buone possibilità che il sistema americano riesca a tenere a freno gli impulsi di Trump. Tuttavia, dobbiamo essere vigili. Le mie preoccupazioni non riguardano del resto solo lui, ma anche e soprattutto le persone che lo seguono ciecamente. Un uomo da solo non costituisce un movimento fascista: ha bisogno di un movimento dietro di sé. Quando, però, le persone sono pronte a credere a tutto quello che dice e a seguirlo ovunque vada la situazione si fa preoccupante.

Lei ha detto che Barack Obama ha lasciato un mondo in condizioni peggiori di come l’abbia trovato otto anni prima. Pensa che il governo di Trump possa determinare un’inversione di rotta?

Dipenderà dalla sua scelta di realizzare la visione del mondo sua e del suo consigliere Stephen Bannon o meno. Se lo fa, trasformerà una situazione già difficile in un disastro. Trump sembra voler ridurre tutte le relazioni e gli accordi fra gli Stati Uniti e gli altri Paesi al solo aspetto finanziario. Ciò contraddice tutto quello che gli Stati Uniti hanno fatto dalla Seconda Guerra Mondiale in avanti. Sembra, per esempio, che Trump e Bannon vogliano più di tutto demolire l’Unione Europea.

Trump ha salutato con favore la Brexit e considera la Nato superata. Molti Paesi europei sono preoccupati...

Sì, anche loro dovrebbero preoccuparsi. Non credo che Trump abbia cambiato idea a riguardo. Sarebbe felice di vedere Marine Le Pen vincere le presidenziali in Francia. Si rallegrerebbe di una vittoria dei populisti di destra in Italia. Vedrebbe di buon occhio un Afd più forte in Germania. Nel Regno Unito avrebbe preferito avere Nigel Farage come partner che Theresa May. Se si attiverà concretamente o meno per rafforzare questi impulsi, però, rimane una questione aperta. È assolutamente possibile che non faccia nulla. L’Europa deve affrontare da sola i propri problemi indipendentemente dagli Stati Uniti. È nell’interesse stesso degli europei trovare un proprio modus vivendi perché non possono fare affidamento sugli Stati Uniti.

Lei considera la Cina e la Russia come le minacce più grandi. Anche gli Stati Uniti possono trasformarsi in una minaccia per l’ordine mondiale?

Domanda interessante. Se Trump fosse dell’avviso che l’ordine che è stato realizzato finora dagli Stati Uniti non debba più esistere e che gli interessi degli Stati Uniti siano molto limitati allora sì. Se il Paese che garantisce la stabilità si tira indietro, ciò rappresenta un pericolo per la stessa.

Il mantra di Trump è “America First”, “L’America prima di tutto”. Cosa intende esattamente e non ha forse ragione almeno su determinati punti?

“L’America prima di tutto” significa mettere sempre gli interessi degli Stati Uniti prima di quelli di chiunque altro. È molto diverso dal dire che gli Stati Uniti dovrebbero essere una guida per il mondo. In qualità di guida globale bisogna infatti spesso sacrificare dei vantaggi a breve termine per raggiungere degli obiettivi a lungo termine. Forse Trump non ha torto quando dice che alcuni accordi commerciali non sono a esclusivo vantaggio economico degli Stati Uniti, ma questo non è nemmeno il motivo per il quale sono stati negoziati. Il Tpp non era un accordo per permettere agli Stati Uniti di guadagnare di più. Il suo obiettivo era creare un’alleanza asiatica per poter affrontare meglio le sfide che provengono dalla Cina.

Cosa può aspettarsi la Svizzera da Donald Trump?

Penso che il meglio che possa capitare a un Paese è che Donald Trump non se ne occupi. Trump pensa solo a quello che secondo lui un Paese dovrebbe fare, ma non fa. Penso a quella telefonata surreale con il primo ministro australiano. L’Australia è praticamente l’alleato più stretto che gli Stati Uniti abbiano al mondo e la conversazione di Trump con il suo premier è stata una catastrofe. Bisogna davvero sperare di non essere nemmeno considerati da Donald Trump.

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