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STATI UNITIOnu e mondo arabo contro Trump: «I due Stati unica via»

16.02.17 - 21:23
Il congelamento del principio delle due nazioni indipendenti e sovrani per risolvere il conflitto israelo-palestinese non piace
Onu e mondo arabo contro Trump: «I due Stati unica via»
Il congelamento del principio delle due nazioni indipendenti e sovrani per risolvere il conflitto israelo-palestinese non piace

WASHINGTON - Si alza un muro di no, di malumori e di minacce contro il congelamento del principio dei due stati indipendenti e sovrani per risolvere il conflitto israelo-palestinese. Una svolta storica annunciata ieri da Donald Trump nella conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca con l'alleato e amico Benjamin Netanyahu, determinato anche lui a discutere "di sostanza" piu che di "etichette".

Una mossa boomerang che ha reso ancora più rovente l'audizione di conferma al Senato di David Friedman, il 'falco' scelto come nuovo ambasciatore Usa in Israele, e che ha indotto l'ambasciatrice americana al palazzo di vetro Nikki Haley ad una apparente retromarcia: gli Usa "supportano la soluzione dei due Stati ma servono idee fresche".

Lo stop a Trump non arriva solo dall'Onu, ormai apertamente osteggiato dal presidente, ma anche dalla Lega Araba, che comprende alcuni preziosi alleati americani in Medio Oriente: dopo un incontro al Cairo, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e il capo della Lega Araba Ahmed Aboul-Gheit hanno diffuso un comunicato congiunto a sostegno della creazione di uno stato palestinese, concordando sul fatto che la soluzione dei due stati è "l'unica via per raggiungere una soluzione completa ed equa della questione palestinese". Una posizione ribadita dal coordinatore speciale dell'Onu per il processo di pace in Medio Oriente, Nikolay Mladenov, che in una video conferenza durante una riunione del Consiglio di Sicurezza ha ammonito sulla "crescente rabbia nelle strade" e sul rischio che "le vedute radicali" prendano il sopravvento.

Aboul-Gheit ha avvisato inoltre che l'eventuale spostamento dell'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, sul quale Trump sta prendendo tempo, sarebbe esplosivo per la situazione in Medio Oriente.

La prima a reagire era stata la presidenza palestinese, che ieri sera aveva ribadito di rimanere legata alla soluzione dei due Stati. A scendere in campo più minacciosamente sono stati gli Hezbollah: secondo il segretario generale Hassan Nasrallah le dichiarazioni di Trump e Netanyahu segnano la fine del processo di pace israelo-palestinese. Le politiche del presidente Usa sono ''confuse'', ha aggiunto, ricordando che la forza del gruppo militante libanese e' stata il principale deterrente contro l'aggressione di Israele a Beirut e minacciando esplicitamente, per la prima volta, di colpire gli impianti nucleari di Dimona in caso di guerra.

La soluzione dei due stati, caposaldo della politica americana da oltre 20 anni, è tuttora sostenuta anche dalla Ue e dalla Russia. E, secondo un sondaggio del Centro per la politica e la ricerca palestinese insieme al Centro Tami Steinmetz per la pace di Tel Aviv, pure dalla maggioranza degli israeliani (55%) e da una larga parte di palestinesi (44%), anche se le percentuali di oggi sono inferiori di quelle dello scorso giugno 2016 (rispettivamente 59% e il 51%).

"La soluzione dei due Stati, se fosse raggiunta, rappresenterebbe un beneficio enorme sia per gli israeliani che per i palestinesi. Ma lo scetticismo su tale soluzione dipende dall'atteggiamento dei palestinesi verso lo Stato ebraico", ha cercato di smussare Friedman in Senato, dove e' stato contestato da militanti filo palestinesi e dove ha dovuto scusarsi per la retorica di alcune sue affermazioni durante la campagna elettorale, assicurando toni più pacati se verrà confermato ambasciatore statunitense in Israele. Durante la campagna, Friedman aveva tra l'altro sostenuto la legalità degli insediamenti in Cisgiordania e accusato gli ebrei progressisti di essere "peggio dei kapò" nel sostenere la soluzione dei due Stati.

 

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