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PAESI BASSIIl padre del terrorista incontra le vittime: «Ho fatto di tutto»

15.01.17 - 11:16
Azzedine Amimour è il padre di Samy, uno dei terroristi del Bataclan
Il padre del terrorista incontra le vittime: «Ho fatto di tutto»
Azzedine Amimour è il padre di Samy, uno dei terroristi del Bataclan

BRUXELLES - Quindici mesi fa, Foued Mohamed-Aggad, Ismaël Omar Mostefaï e Samy Amimour hanno ucciso 90 persone dentro il Bataclan, la sera in cui suonava il gruppo rock Eagles Of Death Metal. L’ultimo dei tre è stato ucciso da un poliziotto del gruppo anti-crimine alle 22.00 circa. Gli altri due sono morti un'ora dopo. Azzedine Amimour, il padre di Samy Amimour, è stato intervistato durante lo spettacolo belga RTL Late Night. L'uomo si è anche confrontato con due sopravvissuti olandesi alla strage: Bob e Ferry.

Azzedine Amimour ha iniziato spiegando come il figlio di 28 anni è stato radicalizzato, garantendo che non è accaduto in una moschea. «La sua radicalizzazione è iniziata quando ha incontrato un vicino di casa. Questo ragazzo è venuto a parlarmi di religione... Gli ho detto che ne sapevo di più di lui. È andato poi a parlare con mia moglie, la quale ha avuto la stessa reazione. E poi ha incontrato Samy, che è un bravo ragazzo, a cui piace rendersi utile, che ama ascoltare: quindi molto influenzabile».

«Può capitare a chiunque» - Poi è accaduto un altro fatto fondamentale: un raid della polizia a casa dei genitori del futuro terrorista, che sono diventate persone sospette dopo le nuove frequentazioni di Samy. La madre e il padre sono stati fermati e il ragazzo è stato interrogato per quattro giorni. «Quando è uscito, non vedeva più le cose allo stesso modo», ha assicurato il padre. Eppure l’uomo ha cercato di parlare con lui, mentre il ragazzo stava progettando un viaggio in Afghanistan per imparare l'arabo. «Gli ho spiegato che non si parla quella lingua... Ha così cambiato idea, ma era instabile. Voleva andare in Yemen. A poco a poco, sono riuscito a dirigerlo verso l’Egitto».

Padre e figlio finiscono per decollare per Dubai, dove, secondo il capo famiglia, «non c’è disoccupazione, è tutto pulito, non c'è razzismo nonostante ci siano l'80% di stranieri, non ci sono tasse, è uno dei paesi più sicuri al mondo». Ma questo non è servito a nulla. «Era già infatuato dalle immagini che vedeva in televisione - ha continuato Azzedine Amimour - a colazione non prendeva che un succo d'arancia. Diceva che c’era persone che non mangiavano... Ho provato di tutto. Dirò una cosa: può capitare a chiunque».

«Una vittima come noi» - L'uomo si è poi confrontato con Bob e Ferry. Come riporta 7sur7.be, i due sopravvissuti olandesi del massacro assicurato «di non essere arrabbiati». «Avevo un'idea di come quest’uomo si poteva sentire e ho avuto una conferma. Anche lui è una vittima. Ci siamo incontrati, per avere un risvolto positivo di tutto quello che è successo», ha spiegato il primo. «Non gli vogliamo del male. È terribile per un uomo vedere suo figlio diventare una persona radicalizzata. Ha ricevuto una buona istruzione, ha studiato e nonostante ciò, è successo tutto questo... », ha confermato il secondo.

Azzedine Amimour pensa di poter scrivere un libro sull’argomento, certo che il contatto tra le persone come lui e le vittime sia costruttivo. «Per cercare di trovare soluzioni, per cercare di capire... Bob e Ferry potrebbero essere in grado di aiutarmi a mettere tutto su carta. Hanno visto gli aggressori, hanno vissuto questa brutta esperienza sull’altro fronte».

 

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