Volontaria per l'aiuto ai profughi, la 19enne studentessa sarebbe stata violentata e uccisa da un profugo afghano 17enne. L'atroce delitto riporta alla ribalta la questione dei profughi criminali
FRIBURGO - Friburgo in Brisgovia è sotto choc. I cittadini della piccola città universitaria tra la Foresta Nera e il Reno hanno appreso sabato dell'arresto di un afghano di 17 anni, sospettato fortemente di essere l'autore dell'uccisione di Maria L., studentessa in medicina brutalmente violentata, uccisa in un parco e buttata nel fiume Dreisam, lo scorso 15 ottobre, mentre tornava in bicicletta da una festa universitaria.
Il caso ricordava lo stupratore di Emmen, ancora senza un nome. Il 21 luglio del 2015 aveva strappato dalla bicicletta una 26enne e l'aveva stuprata in un boschetto. La ragazza era sopravvissuta all'aggressione, ma aveva riportato ferite serissime, tanto che, dopo alcuni giorni, era stata dichiarata tetraplegica dai medici che l'avevano in cura. Dalle indagini della polizia lucernese e di quella tedesca è emerso che i due casi non sono legati.
La notizia dell'arresto dell'afghano ha fatto il giro d'Europa. Anche l'agenzia Ansa sabato ha ripreso i fatti, sottolineando come questo episodio riporti alla ribalta politica la questione dei profughi criminali, dopo le molestie sessuali a Colonia e in diverse città tedesche lo scorso Capodanno, quattro fra attentati terroristici e di follia in luglio e numerosi arresti di jihadisti.
Sabato la Bild.de ha pubblicato la foto del volto di Maria L. Il giorno dopo era stato offuscato. Il suo sorriso esprimeva tutta la sua gioia di vivere di una giovane donna che guardava alla vita con ottimismo e speranza. Cattolica praticante, Maria L. frequentava la parrocchia di Sant'Ilario a Friburgo ed abitava in una casa dello studente a circa un chilometro e mezzo dal luogo in cui è stata uccisa.
Era figlia di un rappresentante del Comitato Centrale dei Cattolici di Friburgo e membro dei servizi giuridici della Commissione europea. Attiva nell'aiuto ai profughi, era iscritta al gruppo Facebook "Flüchtlingshilfe Freiburg", aiuto ai profughi, appunto.
La famiglia, nel necrologio pubblicato lo scorso 26 ottobre sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, pregava di devolvere eventuali offerte ad un'associazione che sostiene un centro di richiedenti asilo nella cittadina della Brisgovia.
Non si sa se Maria L. conoscesse il suo assassino, incastrato grazie all'analisi del DNA di un suo capello tinto di biondo e di colore nero alla radice, ritrovato nei pressi del luogo dell'atroce delitto.
Pare che il soggetto fosse già conosciuto dalle forze dell'ordine. In Germania il minorenne non accompagnato era arrivato nel 2015. Interrogato, l'afghano non parla. Per i minorenni il massimo della pena prevista è di 10 anni di prigione.