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ITALIAEternit, giochi ancora aperti per Schmidheiny

30.11.16 - 20:16
Eternit, giochi ancora aperti per Schmidheiny

TORINO - Omicidio volontario o colposo? Sul caso Eternit i giochi non sono ancora fatti. Il gup Federica Bompieri, del tribunale di Torino, ha deciso che l'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, chiamato a rispondere della morte da amianto di 258 persone, non ha agito con dolo (cosa che nell'eventualità di una condanna poteva comportare persino l'ergastolo) ma con una meno grave "colpa aggravata dalla previsione dell'evento".

I magistrati delle procure alle quali ha trasmesso le carte, però, sono liberi di pensarla diversamente. Lo spiega Francesco Saluzzo, procuratore generale del Piemonte: "Da questo punto di vista la pronuncia del giudice non è vincolante. Il pubblico ministero, una volta esaminati gli atti, farà le proprie valutazioni in via completamente autonoma".

Comunque non se ne parla prima di qualche mese. Con il rischio che almeno un centinaio di casi finiscano in prescrizione. Già ieri sera la cancelleria del tribunale di Torino ha cominciato a lavorare allo spacchettamento del maxi fascicolo, ma ci vorrà del tempo prima che i pm di Vercelli, Napoli e Reggio Emilia possano muoversi. Nella città piemontese finirà il grosso del procedimento: 243 casi di morte provocati - secondo l'inchiesta - dall'amianto lavorato nella sede Eternit di Casale Monferrato. Non se ne occuperà il procuratore capo, Paolo Tamponi, in pensione dal prossimo gennaio. E' possibile che a coordinare la faccenda sarà Gianfranco Colace, lo stesso pubblico ministero che ha sostenuto l'accusa di omicidio volontario a Torino.

"La nostra battaglia - dice Titti Palazzetti, sindaco di Casale - va avanti come sempre. L'omicidio colposo non è l'accusa che volevamo, ma l'aggravante della previsione dell'evento è pesante. Noi speriamo in una condanna non per vendetta, ma per giustizia: è necessario per le vittime e per le future generazioni. Questi comportamenti criminosi devono essere perseguiti e sanzionati in modo severo".

Schmidheiny, secondo il capo d'accusa ridisegnato dal giudice Bompieri, ha agito con "negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza delle norme sull'igiene del lavoro" dettate da "mero fine di lucro". Sapeva che l'amianto provocava malattie incurabili, conosceva le condizioni "enormemente nocive" dei suoi stabilimenti, era consapevole che "le risorse finanziarie effettivamente investite per ridurre la polverosità erano esigue", ma risparmiò sulle spese e rinunciò ad adottare una politica aziendale che riducesse "l'immane esposizione" alle fibre killer di lavoratori e cittadini. Per questo, a partire dal prossimo 14 giugno, sarà processato a Torino.

L'imprenditore elvetico verrà accusato (a titolo colposo) per due vicende collegate alla filiale Eternit di Cavagnolo, un paesino sulle colline del Po. Due vicende destinate a creare un precedente importante. La prima è quella di Giulio Testore, addetto al reparto mescole, morto di asbestosi nel 2008 a 82 anni, esposto all'amianto dal 1955 al 1982. La seconda riguarda Rita Rondano, deceduta per un mesotelioma pleurico nel 2012 a 72 anni: secondo l'accusa è un caso di esposizione ambientale, dovuto alla dispersione delle polveri a Cavagnolo, dove la donna risiedeva, a partire dal 1966. La decisione del gup Bompieri - spiega ancora il pg Saluzzo - potrebbe anche essere impugnata in Cassazione nella parte relativa alla competenza territoriale.

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