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SVIZZERA / STATI UNITI«Possiamo eleggere un candidato che non sia un uomo bianco? La risposta è: certo»

04.11.16 - 08:58
L'ambasciatrice americana in Svizzera, che abbiamo incontrato, non si esprime sui pretendenti in corsa, ma spiega cosa possiamo imparare da questa campagna
«Possiamo eleggere un candidato che non sia un uomo bianco? La risposta è: certo»
L'ambasciatrice americana in Svizzera, che abbiamo incontrato, non si esprime sui pretendenti in corsa, ma spiega cosa possiamo imparare da questa campagna

BERNA - In occasione della conclusione delle elezioni americane abbiamo incontrato a Berna l'ambasciatrice statunitense in Svizzera, Suzan LeVine, e abbiamo discusso con lei della campagna, del voto e della società americana.

Signora ambasciatrice, in Svizzera si discute molto delle elezioni presidenziali americane. Le persone che incontra e con cui lavora le fanno molte domande a riguardo?

Sono molto colpita da quanto gli svizzeri si interessino alle elezioni statunitensi. Soprattutto i giovani mi fanno moltissime domande sul tema. Ho tenuto molte conferenze nelle scuole e in altri istituti di formazione e tutti questi i giovani che ho incontrato avevano tante ottime domande. Mi hanno chiesto della campagna elettorale e del funzionamento delle elezioni, che sono molto diversi dalla Svizzera.

Le persone capiscono questa differenza e il funzionamento del sistema americano?

Spesso sono discussioni molto interessanti in cui ci si capisce meglio. Si parla per esempio di come il sistema democratico americano e quello svizzero siano completamente diversi benché la Costituzione svizzera del 1848 sia basata su quella americana. Condividiamo valori comuni come lo stato di diritto o il diritto di voto, ma i nostri due sistemi si sono sviluppati in due direzioni completamente diverse.

Parliamo ora degli americani in Svizzera. Quanti sono, votano e chi votano?

In Svizzera vivono circa 20mila americani. Cerchiamo di incoraggiare tutti a votare. Chi non vota, infatti, deve aspettarsi di ricevere esattamente quello che non vuole. Sui comportamenti di voto, tuttavia, non sappiamo nulla. Le persone votano nel proprio Stato d’origine quindi non so né se votino né per chi. Spero solo che il maggior numero di persone possibile abbia votato.

Sa almeno in quali Stati sono registrati per votare? Dalle precedenti elezioni abbiamo imparato che anche un singolo voto può essere determinante.

Non sappiamo da quali Stati provengano gli americani che vivono in Svizzera. Sappiamo, tuttavia, che nelle elezioni conta davvero ogni singolo voto. Nel 2008 in Florida si è deciso per una differenza di sei voti per circondario elettorale, in North Carolina per un solo voto. Ogni voto conta, quindi, in ogni Stato.

Otto anni fa gli Stati Uniti hanno eletto il loro primo presidente di colore e ora potrebbe essere eletta la prima presidente donna. Cosa rivela questo riguardo alla società americana?

Non posso dire nulla riguardo agli attuali candidati. Se, però, la domanda è “Possiamo eleggere un candidato che non sia un uomo bianco”, la risposta è “Certo che possiamo”. Gli Stati Uniti sono il Paese della pluralità e ne andiamo fieri. La nostra principale preoccupazione è, piuttosto, se una persona sia qualificata o meno. Barack Obama è stato eletto perché era il candidato più qualificato. Mi viene spesso chiesto se gli Stati Uniti siano pronti a eleggere una donna. Indipendentemente dall’attuale campagna elettorale rispondo sempre: noi respiriamo aria?

Pensa che questa campagna elettorale differisca dalle precedenti?

Penso innanzitutto che i canali di comunicazione che usiamo oggi siano estremamente differenti da quelli delle elezioni precedenti. Nel 2008 Twitter veniva utilizzato a mala pena. Nel 2012 è stato estremamente importante e oggi ancora di più. Oggi i social media hanno un ruolo centrale nella diffusione dell’informazione. Quello che notiamo, però, è che in questo modo le persone scelgono informazioni più frammentarie e comunque provenienti da una cerchia di persone che condividono la loro stessa opinione. In questo modo la percezione si polarizza perché la gente ascolta e legge sempre più raramente opinioni diverse dalla propria.

La diffusione dell’informazione è diventata più facile, ma al contempo è diventato più facile diffondere informazioni false. La gente, così, fa più fatica a distinguere fra vero e falso.

Oggi chiunque abbia uno smartphone è un giornalista. Abbiamo una percezione praticamente immediata di quanto succede nel mondo. Come facciamo a riconoscere cos’è propaganda? Come possiamo verificare le informazioni? Credo che ci troviamo a un bivio rispetto al modo in cui vogliamo trattare le informazioni, e non parlo solo di queste elezioni. Come insegnamo ai nostri figli a distinguere fra realtà e finzione? Come educhiamo le persone a pensare in maniera critica?

La lezione più importante di queste elezioni sarà come si distingue fra realtà e finzione?

Penso che questa sia una delle tante lezioni che possiamo imparare. Su questa elezione e sulle lezioni che dovremmo trarne saranno scritti del resto molti libri.

Lo slogan della campagna di Donald Trump recita “Make America Great Again”, “rendiamo di nuovo grande l’America”. A suo avviso, cos’ha di grande l’America?

La pluralità di persone provenienti da tutto il mondo. Gli Stati Uniti sono un Paese di immigrati e ne andiamo fieri. Gli Stati Uniti sono un Paese in cui è ok fallire una volta. E la domanda non è “Come hai potuto fallire”, ma “Che cosa hai imparato da questa esperienza?”. Ci sono così tanti modi possibili di vivere la propria vita. L’America è estremamente resistente. Otto anni fa perdevamo centinaia di migliaia di posti di lavoro al mese. Dal 2010 ne abbiamo creati 15 milioni nel settore privato: quasi il doppio della popolazione della Svizzera. Facciamo grandi progressi e i nostri sogni non hanno praticamente alcun limite. Poco tempo fa ho chiesto su Facebook che cosa rappresenti per la gente il sogno americano. Una delle considerazioni che sono emerse è che abbiamo esportato il sogno americano, che oggi è anche il sogno svizzero e quello globale.

Ci sono però anche molte persone che ritengono che il sogno americano sia morto. Cosa non è grande negli Stati Uniti?

Il sogno americano è pieno di vita ed è molto molto forte. Quello che però dobbiamo fare è costruire dei percorsi attraverso i quali le persone possano realizzare i propri sogni. In quest’ottica potrebbero assumere un ruolo importante i corsi di studio duali con una reale formazione professionale come esistono in Svizzera. Quello su cui sta lavorando l’attuale governo e quello su cui dobbiamo lavorare sono le riforme sull’immigrazione, le nostre leggi sulle armi o una riforma globale delle leggi sull’imposizione fiscale. In questi ambiti c’è molto lavoro da fare. Ciò che è positivo è che su questi temi c’è una discussione bipartisan e la volontà di ottenere dei risultati è tangibile.

 

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COMMENTI
 

GI 7 anni fa su tio
Gentile signora: yes you can (continuare a far rispettare la legge......meglio con una Colt....)

rojo22 7 anni fa su tio
Bel dilemma: obtorto collo per Trump. E turandomi il naso, pure:(
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