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EUROPA3.740 morti e dispersi nel Mediterraneo nel 2016

25.10.16 - 15:58
3.740 morti e dispersi nel Mediterraneo nel 2016

ROMA - Sale il bilancio delle vittime nel mar Mediterraneo e il 2016 si appresta a entrare nel Guinness dei primati per il maggior numero di sempre. Secondo l'Unhcr, sono almeno 3.740 le persone morte e disperse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, poco meno dei 3.771 registrati nel 2015, finora l'anno più mortale.

L'Unhcr esprime "grande preoccupazione" ed esorta tutti i Paesi a fare di più per contrastare questo fenomeno.

Questo tragico bilancio, sottolinea l'Unhcr, viene rilevato nonostante il forte calo complessivo del numero di persone che hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l'Europa. Finora, sono circa 327.800 i rifugiati e migranti che hanno intrapreso la pericolosa traversata, a fronte del 1.015.078 registrato nel 2015. Dall'inizio del 2016, una persona ogni 88 che hanno tentato la traversata ha perso la vita, un dato in netta crescita rispetto all'1 ogni 269 dello scorso anno. Nel Mediterraneo Centrale questo dato è addirittura più alto, con una morte ogni 47 arrivi.

Le cause di tale incremento, per l'Alto Commissariato, sono molteplici: circa la metà di coloro che attraversano il Mediterraneo per raggiungere l'Italia si imbarca dal Nord Africa, una rotta notoriamente più pericolosa. I trafficanti stanno inoltre utilizzando imbarcazioni di qualità sempre più scarsa, tra cui fragili gommoni che spesso non resistono all'intera durata del viaggio.

La causa di diversi incidenti sembra essere il maltempo, ma anche le tattiche dei trafficanti stanno cambiando: in molti casi si sono verificate partenze di massa di migliaia di persone in contemporanea. Questo può essere dovuto al fatto che il traffico di esseri umani si sta orientando verso nuove modalità o la percezione che i rischi legati alla traversata siano minori che in passato, il che rende il lavoro dei soccorritori più arduo.

L'Unhcr chiede dunque a tutti i Paesi di rafforzare l'accesso a percorsi regolari che garantiscano sicurezza ai rifugiati, attraverso azioni quali un rafforzamento del reinsediamento e dell'ammissione umanitaria, il ricongiungimento familiare, la sponsorizzazione privata e la concessione di visti ai rifugiati per motivi umanitari, di studio e di lavoro. L'elevato tasso di mortalità ricorda inoltre l'importanza della continua e intensa azione di ricerca e soccorso, senza la quale il numero di vittime sarebbe certamente superiore: l'Agenzia Onu ringrazia "i governi e i soggetti privati che ogni giorno, e spesso in condizioni difficili, contribuiscono a questo importante lavoro di salvataggio di vite umane".

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