Il candidato davvero non accetterà il risultato del voto? Per Melvin Schlein, professore emerito alla Franklin University, dipenderà «dal suo umore» e dalle condizioni della sconfitta
LAS VEGAS/LUGANO - Con una dichiarazione che ha turbato tutti, nell'ultimo dibattito presidenziale Donald Trump ha affermato che non sa dire se riconoscerà o meno il risultato del voto dell'8 novembre prossimo. Abbiamo chiesto cosa dobbiamo aspettarci a Melvin Schlein, professore emerito di scienze politiche della Franklin University di Sorengo.
I mass media americani sono scioccati dalla minaccia di Trump di non accettare il risultato del voto. Trump sta cambiando le regole della politica americana?
Ha già cambiato tutte le regole possibili. Questa è solo l’ultima. Non è solo questione di mass media, comunque. La maggioranza degli americani è abituata a un sistema democratico in cui è normale accettare la voce del popolo che si è espresso attraverso le urne. Anche se non si è felici del risultato, lo si accetta, si sorride e si stringe la mano al vincitore. Avanzare, come ha fatto Trump, dei dubbi sul fatto di accettare o meno il risultato delle elezioni rappresenta una sfida agli standard della democrazia americana. Sospetto che ciò gli costerà un certo numero di voti. Potrà diventare un trend in future campagne? È difficile da dire, ma, se Trump perdesse malamente, non credo che ciò avvenga.
Se perde, Trump davvero si rifiuterà di riconoscere il risultato del voto?
Trump è molto imprevedibile, questo è uno dei suoi più grandi problemi. Dipenderà dal suo umore e dalle condizioni specifiche dell’eventuale sconfitta. Se perde per pochi voti in pochi Stati potrebbe benissimo chiedere un riconteggio. Se perde con un margine più ampio, invece, sospetto che darà ascolto ai suoi consiglieri più ragionevoli e moderati e si farà da parte.
Cosa ci dobbiamo aspettare dalle tre settimane scarse di campagna elettorale che restano?
Dobbiamo attendere un’altra serie di sondaggi per capire come si posizionano i due candidati. Se Trump si rende conto che sta calando ulteriormente in favore di Clinton potrebbe cambiare tattica. Tuttavia, siamo in una fase molto avanzata della campagna e lui non è il tipo di persona che cambi. Finora, del resto, tutto si è incentrato molto sulla sua personalità e specialmente quest’ultima è molto difficile da cambiare: è molto sicuro di sé e arrogante nel suo modo di attaccare il sistema, che considera un «disastro».