STATI UNITIUn “inquietante” cartellone in arabo spaventa Trump

DETROIT - Gli elementi sono quelli della sinistra propaganda dell’Isis: sfondo nero e una incomprensibile scritta in arabo che, “minacciosa”, attraversa il cartellone. Uniche parole leggibili per l’americano medio: “Donald Trump”. La pubblicità comparsa a Dearborn, nei pressi di Detroit, è una minaccia al candidato repubblicano? Una campagna anti-Trump finanziata dalle comunità musulmane?

Niente di tutto questo. La scritta in arabo sull’enorme cartellone recita infatti semplicemente: “Donald Trump non riesce a leggere questo, ma ne ha comunque paura”. La campagna mira a far riflettere sulle fobie irrazionali - come quella verso gli arabi e i musulmani - su cui il candidato repubblicano fa leva nella sua campagna.

«Lo abbiamo creato perché crediamo che la retorica dell’odio di Donald Trump non sia basata sulla realtà, ma sulla paura», ha spiegato a Usa Today Melissa Harris, portavoce del comitato di azione politica “Nuisance Committee” (“Comitato di disturbo”) che ha commissionato la campagna. Il suo gruppo, non nuovo ai cartelloni contro Trump, ha come obiettivo dichiarato quello di portare all’esasperazione il candidato repubblicano e criticarne la politica.

Come prevedibile (e previsto), l’intento critico e di riflessione del manifesto di Dearborn non è stato subito chiaro a tutti. Convinto si tratti davvero di un messaggio sovversivo islamista, un account pro-Trump scrive infatti su Twitter: «Un vero cartellone anti Trump a Dearborn, Michigan. Obama ha trasformato l’America in un Paese islamico. Disgrazia.».

L’idea di giocare sulle paure irrazionali degli occidentali nei confronti dell’arabo è già stata sfruttata recentemente da due designer palestinesi con base ad Haifa, in Israele. Haitham Haddad e Sana Jammalieh hanno lanciato sul mercato una borsa di tela con una scritta in arabo che recita “Questo non ha nessun altro obiettivo se non seminare il terrore negli animi di chi ha paura della lingua araba”. In agosto, la foto scattata a una passeggera nella metropolitana di Berlino con indosso la borsa era presto diventata virale.