STRASBURGO - «Gli Stati europei devono agire con determinazione contro ogni forma di antisemitismo perché la memoria dell'olocausto è un obbligo dal punto di vista dei diritti umani».
Lo sostiene Nils Muiznieks, commissario dei diritti umani del Consiglio d'Europa, secondo il quale lottare contro l'antisemitismo è essenziale anche perché il fenomeno «rappresenta una minaccia per il continente europeo costruito sulla libertà e lo stato di diritto».
Il commissario, che sin dall'inizio del suo mandato nel 2012 ha sempre interrogato i Paesi visitati sulle loro politiche per combattere l'antisemitismo, sottolinea che il fenomeno non preoccupa solo per gli attacchi ai luoghi di culto e contro gli individui, o per il discorso d'odio, che «Internet non ha fatto che esacerbare».
Muiznieks punta il dito anche contro i crescenti episodi di negazionismo dell'Olocausto, che in Europa «si manifesta in molte forme». Attraverso affermazioni in cui la colpa dell'Olocausto viene data agli ebrei, o che suggeriscono che stiamo usando la tragedia per trarne vantaggio. Il commissario cita anche l'esempio della Croazia, della Slovacchia e della Polonia in cui alcuni politici tentano di minimizzare i crimini commessi dai regimi alleati con i nazisti, per esempio mettendo in dubbio il numero delle vittime dei campi di concentramento o definendo bugie la deportazione di migliaia di ebrei, o rifiutandosi di riconoscere la responsabilità dei propri cittadini per i massacri che hanno commesso.
Muiznieks chiede quindi agli Stati che non l'hanno ancora fatto di rendere reato la negazione, banalizzazione, giustificazione e l'elogio dell'Olocausto, del genocidio e dei crimini contro l'umanità.