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IRAQAl via la battaglia per liberare Mosul dall'Isis

17.10.16 - 23:02
L'avanguardia delle forze curdo-irachene sostenute dagli Usa si trova ad appena 15 chilometri a est dalla città
Al via la battaglia per liberare Mosul dall'Isis
L'avanguardia delle forze curdo-irachene sostenute dagli Usa si trova ad appena 15 chilometri a est dalla città

BAGHDAD - L'avanguardia delle forze curdo-irachene sostenute dagli Usa si trova ad appena 15 chilometri a est di Mosul, ma si preannuncia lunga e piena di insidie l'offensiva contro la roccaforte dell'Isis nel nord dell'Iraq.

La campagna militare è cominciata ufficialmente stamani e vi partecipano circa 30mila uomini di diversi eserciti e milizie anche rivali fra loro. Dal Pentagono ribadiscono, come già detto nei giorni scorsi, che in Iraq ci sono circa 5mila militari Usa, una parte dei quali alla periferia di Mosul.

Il timore maggiore è per la sorte del circa un milione e mezzo di civili che rimangono nella città conquistata dall'Isis nel giugno del 2014 e da allora eletta come 'capitale' irachena dell'autoproclamato 'Califfato' guidato da Abu Bakr al Baghdadi.

L'Organizzazione delle nazioni unite (Onu) teme che "migliaia di civili a Mosul potrebbero ritrovarsi sotto l'assedio" delle truppe governative o diventare scudi umani nelle mani dell'Isis. Il sottosegretario Onu per gli Affari umanitari, Stephen O'Brien, ha fatto appello «a tutte le parti perché rispettino i loro obblighi di proteggere i civili in base alla legge umanitaria internazionale».

Per ospitare gli sfollati sono stati allestiti dei campi a sud e a sud est, che possono però accogliere non più di centomila persone in fuga. Altri agglomerati, che potrebbero ospitare fino a 250mila sfollati, sono in costruzione a nord e ad est della città.

Mosul è a maggioranza araba e sunnita, ma si appresta a essere assediata da forze curde appoggiate da forze speciali americane, e da truppe governative irachene. Queste ultime sono da anni percepite dalle popolazioni sunnite irachene come "sciite" e "filo-iraniane". E i civili a Mosul potrebbero non considerare una "liberazione" l'ingresso in città di forze "ostili".

Il generale americano Stephen Townsend, comandante della coalizione internazionale anti-Isis a guida Usa, ha ricordato che la campagna per riconquistare Mosul "potrebbe durare settimane, e forse di più". Anche se l'avanguardia curdo-irachena, sostenuta dalla Coalizione, è giunta oggi ad appena 15 km da Mosul, una volta giunti alla periferia della città bisognerà penetrare strada per strada, in un agglomerato urbano che da più di due anni si prepara a una logorante battaglia.

Il premier iracheno e comandante supremo delle forze armate Haidar al Abadi era apparso stamani in uniforme militare in un discorso Tv alla nazione: «Le forze che vi libereranno hanno un solo obiettivo - ha detto rivolgendosi agli abitanti di Mosul -: sbarazzarsi di Daesh e ridarvi dignità». Daesh è l'acronimo usato per l'Isis.

Abadi aveva poi ribadito che «le uniche forze che entreranno a Mosul saranno l'esercito governativo e la polizia nazionale», in riferimento alle polemiche dei giorni scorsi sull'impiego di milizie sciite filo-iraniane cooptate dal governo.

I governativi sono avanzati dalla base di Qayyara (60 km a sud di Mosul) verso la fabbrica di zolfo e sui villaggi a sud-est della città. Per il segretario alla Difesa Usa, Ash Carter, è «un momento decisivo» nella campagna per sconfiggere l'Isis. Membri delle forze speciali Usa sono stati avvistati dietro le linee curde, avanzate con centinaia di mezzi nel ventre molle della campagna ormai disabitata a est di Mosul. Fino al 2013-14, queste zone erano abitate da cristiani e da altre comunità non sunnite, come gli shabak. Il presidente curdo-iracheno Massud Barzani ha annunciato la "conquista solo oggi di 200 chilometri di territorio", strappando al sedicente Stato Islamico il controllo di sette villaggi. E ha assicurato che i curdi non entreranno a Mosul città.

Erdogan invece, dopo le scaramucce con il governo di Baghdad dei giorni scorsi, ha riaperto un altro fronte polemico affermando che la Turchia non può essere esclusa dall'offensiva per liberare la città e ha ribadito che le truppe di Ankara non lasceranno la base di Bashiqa, circa 30 km a nord-est di Mosul, come invece chiesto dal premier Abadi. «Noi saremo coinvolti sia nell'operazione che nel successivo tavolo» negoziale, ha avvertito il presidente turco.

Dal canto loro, i jihadisti hanno rivendicato due attentati suicidi contro altrettanti mezzi militari di forze curde. E hanno dato alle fiamme alcuni pozzi di petrolio nel distretto di Hamdaniya-Qaraqosh. Media governativi di Baghdad hanno riferito infine, citando fonti di intelligence, che miliziani jihadisti stanno lasciando Mosul verso la Siria. Ma di questo non vi sono conferme.

 

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