Con una petizione le saudite sperano di non dover più chiedere il permesso al marito o a un figlio per viaggiare o lavorare
RIAD - Un’attivista per i diritti delle donne ha consegnato alla corte del re saudita Salman una petizione che chiede che le cittadine del regno non debbano più essere sotto la tutela di un uomo.
In Arabia Saudita le donne devono avere il permesso del marito, del padre o di un figlio per viaggiare all’estero, ricevere trattamenti medici, sposarsi o essere rilasciate di prigione al termine di una pena detentiva. Un potenziale datore di lavoro può inoltre chiedere al loro tutore se sia d’accordo sul fatto che lavorino.
Ora, una campagna lanciata in luglio sui social media con l’hashtag “Saudite, chiediamo la fine della tutela” si è concretizzata in una petizione indirizzata al re che è stata firmata da 14'700 persone ciascuna delle quale ne ha inviato il testo singolarmente al monarca. La petizione è stata inoltre consegnata fisicamente alla corte di Salman dall’attivista saudita Aziza al-Yousef. «Il messaggio è: le donne devono essere dei cittadini a pieno titolo, come gli uomini», ha dichiarato al Wall Street Journal la professoressa universitaria di informatica in pensione. «Sono molto speranzosa», ha aggiunto.
Come indicato da Human Rights Watch, Riad ha già assicurato all’Onu due volte in passato che avrebbe abolito l’obbligo per le donne di avere un tutore di sesso maschile. Finora, tuttavia, nulla è cambiato nel regno dominato da una gerarchia islamica intransigente e da una morale particolarmente tradizionalista. Con più della metà degli studenti universitari di sesso femminile e sempre più donne in posizioni di responsabilità a livello lavorativo, tali limitazioni risultano però sempre più anacronistiche.
Al-Yousef davanti al palazzo reale:
#سعوديات_نطالب_باسقاط_الولايه79
— عزيزة محمد اليوسف (@azizayousef) September 26, 2016
عند باب الديوان الملكي لتسليم الخطاب pic.twitter.com/7ZVBemNp2a