Lo riferisce il Guardian
LONDRA - Aiuti umanitari e contratti da decine di milioni di dollari per progetti di assistenza economica finanziati dall'Onu sono stati affidati negli ultimi tempi in Siria ad aziende e organizzazioni di beneficenza controllate da familiari o persone vicine al presidente Bashar al Assad.
Lo scrive con enfasi il Guardian online sulla base di una sua inchiesta e dell'analisi di dati pubblici.
Il giornale britannico cita voci critiche secondo le quali i programmi di sostegno possano finire per rafforzare, se non arricchire, un regime alla cui caduta Washington, Londra e altre capitali ambiscono da tempo. Mentre le Nazioni Unite sottolineano di non avere alternative e di avere l'obbligo di aiutare i civili anche dove è al potere Assad.
Secondo l'inchiesta del Guardian, alcuni contratti sarebbero stati appaltati a businessman graditi al governo di Damasco i cui nomi compaiono nelle liste di persone ed entità sottoposte a sanzioni da Usa e Ue sullo sfondo della sanguinosa guerra civile siriana. Non solo: programmi di aiuto risultano essere stati affidati direttamente ad associazioni umanitarie fondate da Asma al-Assad, moglie del presidente, e dal fedelissimo Rami Makhlouf.
Il Palazzo di Vetro si difende notando che è «di fondamentale importanza» assistere i milioni di civili colpiti dalla guerra anche nelle aree controllate tuttora dal governo. Aree laddove sono autorizzate a operare poche organizzazioni benviste dal potere. "Le nostre scelte in Siria sono limitate dal contesto di elevata insicurezza in cui si trovano ad agire le imprese e i partner, in zone assediate o difficili da raggiungere", replica un portavoce. Il giornale insiste però a citare contestazioni di fonti occidentali stando alle quali il buon nome della missione dell'Onu nel Paese rischia di essere "compromesso".