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ITALIAZika, Capua: «La situazione è preoccupante e piena di incognite»

27.08.16 - 09:54
La virologa italiana si dice preoccupata per il virus Zika che potrebbe essere veicolata da un'altra specie di zanzare
Zika, Capua: «La situazione è preoccupante e piena di incognite»
La virologa italiana si dice preoccupata per il virus Zika che potrebbe essere veicolata da un'altra specie di zanzare

ROMA - L'evoluzione del virus Zika è "molto preoccupante" perché ci sono ancora molte incognite, fattori imprevedibili che potrebbero prendere il sopravvento: la virologa italiana Ilaria Capua è immersa nel lavoro nel suo nuovo ruolo di direttore del Centro di eccellenza dell'Università della Florida, dedicato alla cosiddetta 'One Health', l'approccio che unifica i temi della salute umana, animale e ambientale.

"Sono molto preoccupata per il virus Zika perché ci sono fattori che non conosciamo, relativi al modo in cui l'epidemia si potrebbe diffondere", ha detto Capua all'agenzia italiana ANSA. Per esempio, è possibile che un'altra specie di zanzara possa diventare il vettore del virus, causando un'impennata dei casi. Qualcosa del genere è accaduto in Europa nei primi anni 2000, quando l'impennata di casi di lingua blu tra i bovini smentì improvvisamente la convinzione che la malattia non avrebbe potuto diffondersi in quanto non c'era un vettore.

"Sul virus Zika ci sono ancora tantissimi fattori sconosciuti, che potrebbero determinare un'impennata nel numero dei casi", ha detto ancora Capua. "Sono preoccupata - ha aggiunto - perché sono consapevole del fatto che non ci sono strumenti predittivi completi".

A dare un'idea dell'incertezza contribuiscono alcuni numeri: "in questo momento il 30% delle zanzare della rete caraibica appartiene a specie sconosciute, con un potenziale devastante", ha osservato il collega di Ilaria Capua Marco Salemi, dell'università della Florida.

"Il vaccino è ancora lontano - ha proseguito Capua - e di conseguenza una possibile strategia potrebbe consistere nell'estendere l'approccio 'One Health' ad altre discipline", in un approccio complessivo che sia anche culturale, antropologico e che possa comprendere anche la religione. "Per certo problemi sanitari - ha rilevato la virologa - la soluzione non può restare confinata all'interno della biomedicina. Paradossalmente, ha concluso, per certi aspetti potrebbe fare molto di più il Papa con un tweet che il vaccino".

ats ansa

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