Lo ha sostenuto il ministro degli esteri del paese balcanico Ivica Dacic davanti alle Nazioni Unite durante il periodico rapporto trimestrale sulla situazione in Kosovo
BELGRADO - Il ministro degli esteri serbo, Ivica Dacic, ha detto alle Nazioni Unite che la pulizia etnica in Kosovo c'è stata, ma ai danni dei serbi e non dei kosovari di etnia albanese, come sostiene Pristina.
Intervenendo oggi a New York davanti al consiglio di sicurezza dell'Onu, dove è stato presentato il rapporto periodico trimestrale del segretario generale Ban Ki-moon sulla situazione in Kosovo, Dacic ha detto che i serbi, in seguito al conflitto di fine anni Novanta, sono stati espulsi da 311 sul totale di 427 loro insediamenti.
Riferendosi quindi a dati non di fonte serba ma relativi a censimenti del 1981, epoca jugoslava, e del 2011, compiuti dalle autorità di Pristina, il ministro ha sottolineato come nel 1981 a Pristina vivessero 43.875 serbi, mentre stando ai dati del 2011 solo 430. "Si tratta di cento volte meno. Gli albanesi a Pristina nel 1981 erano 140.043, e nel 2011 194.953. Ma di cosa stiamo parlando, e di quale genocidio e pulizia etnica contro gli albanesi si tratta?", ha affermato Dacic.
La Serbia, ha osservato, intende continuare nel dialogo con Pristina e insiste sulla creazione della nuova Comunità delle municipalità serbe in Kosovo, prevista dagli accordi di Bruxelles. Ma a questo tema, ha lamentato, non è stata data la giusta rilevanza nel rapporto del segretario generale dell'Onu. Ban Ki-moon ha osservato tra l'altro che non sono stati fatti molti progressi nel dialogo fra Belgrado e Pristina.
Diametralmente opposte le posizioni espresse dalla rappresentante kosovara Vlora Citaku, ambasciatore del suo Paese negli Usa, secondo cui è Belgrado a non rispettare gli accordi di Bruxelles e a cercare di mantenere le strutture parallele di governo in Kosovo. Il muro contro muro si è rispecchiato negli interventi dei rappresentanti dei Paesi che appoggiano l'una o l'altra parte. Così l'ambasciatore russo all'Onu Vitali Ciurkin ha accusato Pristina di aver 'congelato' il dialogo con Belgrado e di fare di tutto per evitare la formazione della Comunità delle municipalità serbe. Favorevoli a Pristina invece gli interventi dei rappresentanti statunitense e britannico.