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La turista ceca ha aspettato in mezzo alle nevi della Nuova Zelanda che qualcuno si accorgesse della sua scomparsa
WELLINGTON - Un’escursionista ha atteso per un mese che qualcuno venisse a salvarla nella capanna di montagna in Nuova Zelanda in cui si era rifugiata dopo che il suo compagno era morto cadendo lungo un pendio.
Il 26 luglio scorso la coppia di turisti cechi ha iniziato a percorrere il Routeburn Track, un sentiero che si snoda per 32 chilometri fra le montagne del freddo sud del Paese e che viene normalmente completato in circa tre giorni. A causa della neve che copriva la segnaletica, i due si sono presto persi e, il secondo giorno, il compagno della donna è morto cadendo lungo un ripido pendio. Dopo aver dormito per tre notti all’addiaccio, la superstite ha trovato rifugio in una capanna dove ha pazientemente atteso fino a mercoledì che qualcuno venisse a salvarla.
«Data la sua esperienza e il rischio di valanghe, ha deciso che fosse più sicuro rimanere nella capanna e questa era proprio la scelta giusta da fare», ha spiegato all’Abc l’ispettore della polizia Olaf Jensen. L’escursionista aveva tracciato una grande “H” di “help” (“aiuto”) nella neve, ma nessun altro alpinista è passato di lì nelle ultime settimane a causa delle pessime condizioni meteorologiche. Nessuno, del resto, aveva finora denunciato la scomparsa della coppia. Le ricerche sono iniziate solo ieri quando il Consolato ceco ha finalmente lanciato l’allarme. L’escursionista si trova ora in ospedale in condizioni tutto sommato buone vista l’esperienza che ha vissuto, fatti salvi alcuni segni di congelamento, l’ipotermia, alcune lesioni minori e lo shock psicologico, spiega la polizia.
