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REGNO UNITOBrexit quante incognite. Ecco il punto sulla situazione

27.06.16 - 12:01
È braccio di ferro tra Regno Unito e Europa
Brexit quante incognite. Ecco il punto sulla situazione
È braccio di ferro tra Regno Unito e Europa

LONDRA - È braccio di ferro tra Regno Unito e Europa sul dopo-Brexit. Londra prende tempo, mentre Parigi, Berlino e Roma (così come Commissione e Parlamento Ue) chiedono di avviare subito le procedure per l'uscita dall'Unione, ovvero l'attivazione dell'articolo 50 del Trattato.

La Gran Bretagna avvierà i negoziati quando avrà messo a punto un piano, il rinvio "aiuterà", ha detto stamattina il cancelliere allo Scacchiere George Osborne, dopo che ieri si è saputo che il premier David Cameron non attiverà la Brexit al vertice europeo di domani. Quella britannica, ha sottolineato Osborne, è «un'economia robusta», e il Regno Unito non vuole voltare le spalle a Ue e al resto del mondo ed è aperta al business.

Gli occhi sono ora puntati sul vertice a tre di Berlino di oggi pomeriggio, dove ci saranno il presidente francese François Hollande, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier italiano Matteo Renzi. Parteciperà anche il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk.

Parigi e Berlino hanno raggiunto l'intesa, hanno anticipato ieri i media francesi dopo una telefonata tra Hollande e Merkel. I due Paesi sono d'accordo sul fatto che si debba «agire velocemente» e in maniera decisa sulla messa in atto dell'uscita della Gran Bretagna dall'Ue, ha sottolineato stamani il ministro francese delle Finanze Michel Sapin dopo i temporeggiamenti di Angela Merkel.

«Abbiamo temperamenti differenti, tutti conosciamo bene il modo in cui i tedeschi cercano di ragionare seriamente e hanno ragione», ha aggiunto. Ma «non c'è alcuna differenza tra Francia e Germania sulla domanda d'attualità: la Gran Bretagna deve andare in fretta? Sì. Londra ha votato, ha votato per la Brexit, la Brexit si deve mettere in atto fin da adesso».

«L'Italia dice che tutto può fare l'Europa tranne che aprire per un anno una discussione sulle procedure dopo aver discusso un anno sulle trattative. Così si perde di vista il messaggio del referendum» inglese, ha tagliato corto anche Renzi in Parlamento.

Da Berlino è arrivato poi l'affondo del ministro della Difesa tedesco: «Non credo che vivrò abbastanza per rivedere il Regno Unito di nuovo nell'Unione europea, ma forse i miei figli o i miei nipoti saranno sufficientemente intelligenti da ripristinare la forza dell'Unione», ha affermato Ursula von der Leyen, 57 anni.

Lo stesso Osborne ha gelato i propositi di revanche degli anti-Brexit britannici. La Gran Bretagna «è pronta a confrontarsi con qualsiasi cosa ci aspetti in futuro: la democrazia ha parlato, ora dobbiamo agire sulla base dell'esito. E io rispetterò il risultato», ha assicurato il ministro delle Finanze. Dal suo punto di vista, il rinvio dell'apertura del negoziato serve in una fase in cui «alcune aziende hanno interrotto le proprie decisioni su investimenti e assunzioni».

Nel frattempo il sisma politico continua ad agitare Londra: rimpasto lampo per il Labour britannico dopo la rivolta contro il leader Jeremy Corbyn, che ha resistito alle richieste di dimissioni e rinnovato il suo governo ombra. Sono stati così rimpiazzati dieci fra ministri e sottosegretari ombra che si erano dimessi in aperto contrasto coi vertici del partito.

«Mi dispiace che ci sia chi si è dimesso dal mio governo ombra, ma non tradirò la fiducia di chi ha votato per me. Chi vuole un cambiamento di leadership si dovrà confrontare in elezioni democratiche e io mi candiderò», ha detto.

Una delle principali associazioni di imprenditori britannici, The Institute of Directors, ha reso noto che il 20% dei suoi iscritti prevede di trasferire alcune delle sue attività all'estero in seguito al voto sulla Brexit. Tre iscritti su quattro pensano che la Brexit danneggerà gli affari.

Intanto, mentre continua la caduta della sterlina, le borse europee, dopo un tentativo di rimbalzo, peggiorano. Tengono Madrid e Atene, ma tutte le altre sono in difficoltà, a partire da Milano, dove soffre in particolare il settore bancario.

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