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LIBANO/SIRIAL'Isis è in crisi, dimezzati gli stipendi dei combattenti

19.01.16 - 19:47
Anche il gruppo jihadista non sfugge alle regole del mercato
L'Isis è in crisi, dimezzati gli stipendi dei combattenti
Anche il gruppo jihadista non sfugge alle regole del mercato

BEIRUT - La crisi economica c'è anche per l'Isis: il gruppo jihadista ha annunciato di aver dimezzato gli stipendi per i suoi combattenti dopo la riduzione dei proventi petroliferi causati dal danneggiamento dei pozzi nell'est della Siria e della distruzione di una filiale della Banca centrale dello Stato islamico nel nord dell'Iraq.

La stampa britannica ha pubblicato oggi un documento esclusivo proveniente dal direttorato delle finanze dell'Isis a Raqqa, roccaforte jihadista nel nord della Siria. Secondo il testo, datato Safar 1437 secondo il calendario islamico e corrispondente a novembre e dicembre 2015, si afferma "considerando la situazione eccezionale in cui si trova lo Stato islamico è stato deciso di ridurre della metà i salari pagati a tutti i combattenti".

"È una decisione - prosegue il testo la cui autenticità è stata verificata da esperti di documentazione dell'Isis - che non prevede esenzione per nessuno, quale che sia la sua posizione". Gli stipendi, assicurano i tesorieri dello Stato islamico, saranno distribuiti come sempre due volte al mese.

Secondo ricercatori siriani in contatto con loro parenti e colleghi presenti nei territori dello Stato islamico, prima della riduzione degli stipendi un combattente locale di medio livello guadagnava 350 dollari al mese. I mujahidin stranieri, per lo più provenienti da Europa e Nordamerica, occupano posizioni più alte e ricevono uno stipendio maggiore che può superare i mille dollari.

È inoltre previsto un "assegno familiare" per ogni combattente a seconda del numero di mogli (la poligamia è legittima) e di figli a carico. Nel documento, diffuso da attivisti siriani e pubblicato dal The Independent di Londra, non si danno ragioni della decisione presa. Osservatori occidentali e mediorientali affermano che negli ultimi tre mesi l'Isis ha subito perdite nella raccolta di proventi economici derivanti dalle risorse energetiche.

Questo è dovuto - secondo gli esperti - al danneggiamento dei pozzi di petrolio nella Siria orientale causati dai raid Usa, britannici e francesi (seguiti agli attentati di Parigi) e al più recente bombardamento americano di una filiale del direttorato delle finanze dello Stato islamico a Mosul, capitale dell'Isis in Iraq.

Ultime dichiarazioni - "È un dovere attaccare i cristiani e gli ebrei nel Maghreb islamico. In particolare l'Europa e i suoi cittadini, l'America e gli ebrei". È lo 'slogan' della massiccia campagna di propaganda lanciata dall'Isis dopo l'attacco di al Qaida in Burkina Faso. L'Isis fa appello ai jihadisti del ramo nordafricano di al Qaida (Aqim) ad entrare nello Stato islamico. Lo riferisce il Site.

 

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