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CORRISPONDENZE ESTEROYogurt come muschio e pecore importate: è Hobbiton

03.11.15 - 14:53
Tamara Winkler. Ieri a Bellinzona, oggi a Wellington
Yogurt come muschio e pecore importate: è Hobbiton
Tamara Winkler. Ieri a Bellinzona, oggi a Wellington

AUCKLAND - Sorvolando la Nuova Zelanda con il suo elicottero privato, Peter Jackson ha intravisto a Matamata, un piccolo villaggio situato sull'Isola del Nord, a due ore di auto da Auckland, il luogo ideale per ambientare alcune scene dei suoi film più celebri: Il Signore degli anelli e Lo Hobbit.

Dolci colline, un grande albero in mezzo a una radura ed erba color smeraldo. Proprio in questi prati ha quindi deciso di costruire Hobbiton, il villaggio che ora è diventato una delle destinazioni iconiche della Nuova Zelanda, meta ogni anno di circa un milione di viaggiatori, desiderosi di farsi fotografare davanti alla casetta di Bilbo Beggins, nel luogo esatto in cui ha incontrato il vecchio Gandalf mentre stava placidamente fumando la pipa. A Hobbiton è possibile passeggiare in un paesaggio incantato e surreale e concludere la gita brindando con un bicchiere di sidro o una birra allo zenzero nella celebre locanda del Drago verde.

Quello che è stato un set cinematografico è oggi una destinazione imperdibile per gli amanti del genere Fantasy, di Tolkien e di Peter Jackson, ma non solo, per tutti può infatti rivelarsi un'esperienza speciale. I giardini e le casette degli hobbit, con le classiche porte rotonde e colorate, sono stati ricostruiti con cura e attenzione per i dettagli. Il muschio sulle staccionate è il frutto di cucchiaiate di yogurt spalmate sulle palizzate. Il celebre albero di noce, che svetta sulla collina, è stato ricreato artificialmente, dipingendo ogni foglia con pazienza certosina per ottenere la giusta tonalità di verde. L'effetto è incredibilmente realistico. Il massimo studio, per ottenere la massima naturalezza. Nei giardini, accanto a fiori variopinti crescono zucche, funghi, bacche, alberi da frutta e piccoli e buffi vestiti da hobbit sventolano sui fili del bucato.

Peter Jackson sa esattamente ciò che vuole e i compromessi non hanno mai fatto per lui. Quando qualcosa non corrisponde esattamente alla sua rappresentazione mentale, è pronto a fare “pazzie” per ottenere ciò che desidera e i mezzi non sembrano mancargli. Un esempio su tutti, insieme a quello dell'albero di noce, sono state le pecore. Da quando i coloni europei le hanno importate nel diciottesimo secolo con le loro navi, le pecore in Nuova Zelanda non mancano. Si stima che ci siano almeno dieci pecore per ogni abitante. Basta uscire un po' dai centri abitati e i prati sono punteggiati di bianco. Sono però pecore “standard”, quelle che la maggior parte di noi immagina quando pensa a questo animale. Bianche e lanuginose. Ecco, questi ovini, per il regista de Il Signore degli anelli, non erano però quelli giusti. Non corrispondevano a quelli che si sarebbero potuti aggirare nelle campagne della Terra di Mezzo descritta da J.R.R. Tolkien che Peter Jackson si era immaginato simile a quella “fetta di antica Inghilterra” che egli ha curiosamente ritrovato all'altro capo del mondo, nell'entroterra della lontana Nuova Zelanda. Ecco allora che è stato necessario importare una razza speciale, più piccola e non completamente bianca, dal Regno Unito. Una dimostrazione del fatto che anche i sogni e la loro realizzazione hanno un prezzo, non sempre solo simbolico e non sempre forse solo a carico del sognatore.

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