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CORRISPONDENZE ESTEROAnthony, l'uomo che ha salvato i pigmei

29.08.15 - 08:08
Gabrielle Bernasconi, ieri in Ticino oggi in Africa
Anthony, l'uomo che ha salvato i pigmei
Gabrielle Bernasconi, ieri in Ticino oggi in Africa

KACERERE - Colline a perdita di vista, colline verdeggianti e soleggiate solo oscurate da qualche chiazza d’ombra laddove passa una nuvola. Ci troviamo nel paesino di Kacerere, al sud-est dell’Uganda, a due passi dalla frontiera del Congo e del Rwanda, sulla linea dell’equatore a più di mille cinquecento metri sopra il livello del mare. Qui il sole illumina tutti i versanti delle mille colline circostanti con la stessa intensità ed è verde tutto l’anno. Si coltiva da gennaio a dicembre e tutto cresce con una rapidità incredibile. Puoi piantare patate in qualsiasi momento, tre o quattro mesi dopo avrai il tuo raccolto.

Si inizia a zappare all'alba - Gli abitanti dei numerosi villaggi della zona lavorano duro per coltivare la terra, le donne si alzano alle 6 del mattino e si incamminano verso il loro campo, che di solito si trova a una o due ore di marcia. Zappano tutto il giorno sotto il sole cocente e piantano patate, fagioli, piselli, mais, carote. Tutti i pendii sono coltivati e infiniti piccoli rettangoli si stagliano a perdita di vista, ognuno di un colore diverso in funzione di quello che hanno piantato sulla piccola parcella di terra.

La tribù cacciata via dalla foresta - Durante il nostro soggiorno a Kacerere, nella magnifiche e verdeggianti colline della regione del lago Bunjonyi, abbiamo incontrato degli uomini e delle donne che non erano ancora abituati alla vita sedentaria e all’agricoltura. Si tratta di tribù Batwa (o Pigmei), conosciute per la piccola statura dei loro membri. In questa zona dell’Uganda, numerose comunità Batwa sono state scacciate dal loro habitat naturale : la foresta tropicale. Nelle immense e fitte distese boschive, trascorrevano una vita nomade di cacciatori-raccoglitori che furono costretti ad interrompere negli anni novanta, a causa del disboscamento della foresta vergine e della creazione di grandi parchi nazionali da parte del governo ugandese. Inoltre, queste comunità hanno subito per lungo tempo e subiscono tutt’oggi numerose discriminazioni da parte delle altre tribù locali.

Bimbi sfruttati - Per via della loro esistenza selvaggia e della loro piccola statura, i Batwa sono stati per tanto tempo assimilati a degli animali, subendo torture e maltrattamenti. I loro bimbi erano utilizzati come pastori dei greggi delle altre tribù e remunerati un dollaro al mese (gli abitanti della zona mi hanno assicurato che questa pratica non è più in vigore al giorno d’oggi). Inoltre decine di miti erano presenti, per esempio la credenza secondo la quale il fatto di camminare sopra il corpo di un Pigmeo permetteva di curare numerose malattie.

L'avventura di Anthony - Anthony Ayebare, fondatore dell’associazione Global Batwa Outreach, rivela alle persone che vengono a trovarlo che in seguito ad un grave incidente si è sottomesso a questo rituale. Evidentemente la sua condizione non è migliorata e, rendendosi conto dell’assurdità di questa credenza, ha deciso di fondare un progetto per difendere i diritti di questa tribù e sradicare le discriminazioni al suo incontro.

Una scuola con 230 alunni - Dopo aver intrapreso degli studi di management all’università di Kampala, Anthony è dunque tornato a Kacerere nella sua regione natale, dove da dieci anni lotta per migliorare le condizioni di vita dei Batwa. Ha creato una scuola che ospita circa 230 alunni e una clinica che possiede delle infrastrutture rudimentali ma che è particolarmente ben fornita rispetto alle cliniche del governo. Entrambi questi servizi sono gratuiti per i Pigmei, mentre le altre tribù devono pagare un prezzo modico per beneficiare dei servizi dell’unica infermiera presente.

Ha partorito senza fiatare - Durante il nostro soggiorno a Kacerere abbiamo assistito al primo parto della clinica, la donna era calma e non ha detto una parola, il bimbo è uscito in un battibaleno nel più assoluto silenzio. Per quanto concerne la scuola, ospita bambini di tutte le comunità circostanti di modo che i Batwa interagiscano con i loro coetanei. Anthony si è reso conto che per sradicare i pregiudizi e rafforzare la tolleranza, è necessaria l’implicazione delle varie tribù circostanti e la coesistenza di tutti. Infatti, un’istituzione scolastica riservata esclusivamente ai bimbi Batwa rafforzerebbe le differenze fra le diverse tribù e la segregazione dei pigmei. Nella scuola di Anthony i libri sono gratuiti e i bimbi ricevono un pasto al giorno questo servizio è molto più efficace rispetto alle scuole del governo dove gli alunni non ricevono né cibo né quaderni.

Chilometri per ottenere un po' di acqua - Nella regione di Kacerere, Antohny lavora in stretta collaborazione con una decina di villaggi Batwa situati ai bordi della foresta tropicale, ormai trasformata in parco nazionale. Queste comunità stanno a poco a poco imparando a vivere una vita sedentaria e a coltivare la terra. Tuttavia gli ostacoli sono ancora numerosi, in primo luogo il fatto che la maggior parte di essi abitano in luoghi remoti sprovvisti di sorgenti e le donne e i bambini devono camminare a lungo per i ripidi pendii per andare a riempire i loro bidoni di acqua. Inoltre vi sono certe piante, come per esempio il cavolo, che richiedono delle cure particolari e dei costi abbondanti che non sono in grado di sostenere. Infine abbiamo notato che molti di essi sono ancora profondamente traumatizzati dalla violenta evizione dalla foresta.

Gli uomini si ubriacano, le donne lavorano - La maggior parte di queste comunità sono quindi colpite da problemi di alcolismo, i padri di famiglia trascorrono le giornate in uno stato di inerte attesa, bevendo un alcool locale a base di Sogum, una pianta del posto. In quanto alle donne, sono molto più attive, zappano la terra portando il bimbo in groppa e trasportano chili di patate per venderle nei villaggi circostanti, camminando a piedi nudi sui ripidi sentieri. Purtroppo il gruzzoletto che portano a casa, sarà speso dal marito in alcool invece che in vestiti, scarpe o medicamenti per i figli. Le comunità Batwa rimangono quindi ancora fortemente dipendenti dall’aiuto esterno, un progetto come quello di Anthony è quindi una perla rara per questa regione dell’Africa, in particolare perché è stato fondato ed è gestito con grande vigore da un africano che è nato e vissuto in questa zona e ne conosce la lingua, gli usi e i costumi.

www.globalbatwaoutreach.org

Mandando materiale medico o un aiuto finanziario ad Anthony aiutate a ridurre la discriminazione all’incontro dei Batwa e sostenete un progetto di sviluppo rurale in Uganda. In questo momento Anthony sta cercando un finanziamento di circa 1800 dollari per installare delle cisterne vicino ai villaggi ed evitare così alle donne Batwa il trasporto di pesanti bidoni d’acqua.

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