Cerca e trova immobili

RUSSIAArticolo sull'hashish, Mosca chiude Wikipedia

24.08.15 - 19:14
Nuovo colpo alla libertà di informazione in Russia
Articolo sull'hashish, Mosca chiude Wikipedia
Nuovo colpo alla libertà di informazione in Russia

MOSCA - Nuovo colpo alla libertà di informazione in Russia: chiude la versione russa di Wikipedia, uno dei siti più visitati del Paese (1,5 mln di collegamenti l'ora), reo di aver pubblicato un articolo sul charas, un tipo di hashish prodotto dall'estrazione della resina di cannabis. Roskomnadzor, l'agenzia federale per i mass media, le ha ordinato di bloccare la pagina incriminata ma l'enciclopedia universale ha spiegato che il protocollo protetto usato ('https') non lo consente e sarà costretta a bloccare tutte le risorse.

Si allunga così l'elenco delle decine di siti già bloccati, tra cui quello degli oppositori Alexiei Navalni (su LiveJournal) e Garry Kasparov (Kasparov.ru), Grani.ru. L'articolo in questione era stato vietato a giugno da una corte di Astrakan, con una inedita sentenza censoria su un contenuto di Wikipedia. Nei giorni scorsi il direttore esecutivo di Wikimedia.ru, Stanislav Kozlovski, aveva difeso la pubblicazione sottolineando che si basa su informazioni riprese dal sito dell'Onu e su fonti accademiche. Che alle autorità russe non piacesse l'enciclopedia on line promossa da una fondazione Usa non era un mistero: alla fine del 2014 la Biblioteca presidenziale, intitolata al defunto presidente Boris Yeltsin, aveva annunciato il progetto di creare insieme alla Biblioteca nazionale di Russia e all'associazione russa delle biblioteche "una alternativa a Wikipedia", ritenendo che quella attuale non abbia "sufficienti informazioni dettagliate e affidabili sulle regioni russe e sulla vita del Paese".

Della serie: le informazione sulla Russia le fornisce la Russia. La decisione di oggi sembra rientrare nel giro di vite contro il web russo, una delle ultime isole di libertà e critica in un Paese forgiato sempre più da una martellante propaganda di Stato e da un controllo diretto o indiretto dei mass media. In estate è stata approvata la legge sul cosiddetto diritto all' oblio su internet, in base alla quale i motori di ricerca come Google, su richiesta dei cittadini interessati, sono obbligati a cancellare i link contenenti informazioni che li riguardano ritenute non più attuali o diffuse violando la legislazione: oppositori e blogger temono che dietro quella che altrove appare come una battaglia di civiltà si possa nascondere il tentativo di rimuovere le informazioni negative riguardanti i politici. Ma in primavera Roskomnadzor si era già scagliato contro contro Google, Facebook e Twitter minacciando multe e divieti se non avessero bloccato le pagine internet con quelli che le autorità russe considerano "contenuti estremisti" e non avessero condiviso le informazioni sul traffico online. Vita dura anche per i blogger come Navalni, l'oppositore numero uno di Putin: quelli con almeno 3000 utenti al giorno, sono stati equiparati ai mass media e ai loro obblighi di verificare l'attendibilità delle informazioni diffuse, di non violare la privacy dei cittadini, di evitare pubblicazioni di carattere estremista. Dal febbraio 2016, invece, scatta il divieto per gli stranieri di detenere più del 20% in qualsiasi media russo: uno sgambetto alla stampa più scomoda, contro l'influsso della "propaganda occidentale". In compenso il Cremlino inietta finanziamenti sempre più ingenti nei media statali e promuove fabbriche di troll, come quella smascherata recentemente dalla giornalista freelance russa Liudmila Savchuk.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE