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SIRIAIsis: cadaveri imbottiti d'esplosivo, continua l'orrore

29.05.15 - 19:55
I corpi mutilati sono stati usati come terribile trappola per i soccorritori tra le macerie di Kobane
Isis: cadaveri imbottiti d'esplosivo, continua l'orrore
I corpi mutilati sono stati usati come terribile trappola per i soccorritori tra le macerie di Kobane

DAMASCO - Non c'è fine all'orrore perpetrato dallo Stato Islamico. L'ultimo è rappresentato da cadaveri decapitati e imbottiti di esplosivo lasciati tra le macerie di Kobane, città siriana che l'Isis ha abbandonato a gennaio di fronte all'avanza dei peshmerga e dei miliziani curdi.

È quanto denuncia un rapporto della ong Handicap International (Hi). Una tattica tra più terribili: corpi decapitati, imbottiti con 20 chili di esplosivo e 500 cuscinetti a sfera in acciaio, abbandonati tra le macerie come bombe pronte a saltare in aria al minimo contatto, che diventano micidiali trappole per i soccorritori.

I tentativi di recuperare questi corpi, spiega ancora l'organizzazione, sono finiti in tragedia. Da allora, i cadaveri sono rimasti dove sono, continuando a decomporsi in attesa di sminatori esperti.

I jihadisti hanno lasciato anche altri tipi di "trappole". Secondo il rapporto, esplosivi progettati per restare attivi molto tempo sono stati trovati tra le macerie delle case, sotto mobili, automobili, trattori, o nascosti in aree coltivabili. Tutto questo con lo scopo non solo di uccidere, ma anche d'impedire il ritorno sicuro dei civili alle loro case e a una vita normale, creando il terrore. Quattro mesi di combattimenti hanno distrutto quasi l'80% degli edifici, ma anche lasciato un livello allarmante di contaminazione da ordigni inesplosi.

"Quello che abbiamo visto a Kobane è oltre i nostri peggiori incubi - ha detto Frédéric Maio, che coordina le operazioni di sminamento di HI - una parte significativa della città è stata distrutta e la contaminazione di armi inesplose di tutti i tipi ha raggiunto una densità e una diversità mai vista prima". "Ordigni inesplosi e trappole esplosive rappresentano una minaccia quotidiana per le persone che stanno cercando di rientrare nelle loro case" e "impediscono alle organizzazioni umanitarie di operare in modo sicuro e di fornire il supporto necessario a questa popolazione così vulnerabile".

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