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GERMANIAUna rivista stampata con sangue di sieropositivi

05.05.15 - 18:04
L'iniziativa choc di Vangardist, voluta da Saatchi & Saatchi Svizzera
Una rivista stampata con sangue di sieropositivi
L'iniziativa choc di Vangardist, voluta da Saatchi & Saatchi Svizzera

BERLINO - È un'iniziativa fra le più scioccanti degli ultimi anni quella di Vangardist, rivista maschile tedesca che ha voluto così prendere posizione contro lo stigma verso chi ha contratto l'Hiv.

La sua ultima edizione è stata così stampata utilizzando inchiostro mischiato a sangue di persone sieropositive. Il mensile ha chiesto a tre uomini positivi al virus dell'Aids di donare il sangue per il progetto, nel tentativo, appunto, di abbattere il tabù associato alla malattia. Ogni copia è avvolta da una plastica con il messaggio: 'Rompere il sigillo e contribuire a rompere lo stigma'. Questo speciale numero della rivista è stato prodotto in linea con i controlli più severi, ed è sicuro al 100%, sottolinea Saatchi & Saatchi Svizzera, l'agenzia pubblicitaria che ha pianificato la campagna.

L'inchiostro di sangue - riporta il 'Daily Mail' online - è stato utilizzato per "ogni parola, linea, immagine e la pagina" dell'edizione. La stampa è avvenuta rispettando le linee guida stabilite da Harvard e dall'Università di Innsbruck per garantire che i giornali non rappresentino alcun rischio di infezione. Circa 3.000 copie sono state stampate per l'edizione primaverile di 'Vangardist', e saranno disponibili in edicola dalla prossima settimana. La copertina recita: "Questa rivista è stata stampata con il sangue di persone sieropositive. Ora la questione è nelle vostre mani".

Jason Romeyko, direttore creativo esecutivo di Saatchi & Saatchi Svizzera, ricorda che "scientificamente, il virus Hiv muore naturalmente al di fuori del corpo umano. Inoltre, per garantire che non vi sia alcun pericolo, abbiamo utilizzato un processo di sterilizzazione messo a punto in Austria. Si tratta di una procedura che disattiva qualsiasi tipo di virus nel sangue convalidata non solo in Europa, ma anche dalla Facoltà di Medicina dell'Università di Harvard".

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