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ITALIAIl killer di Milano: "Rovinato dal Tribunale"

10.04.15 - 23:30
Il pluriomicida aveva pianificato ogni cosa, mosso da un odio che lo aveva accecato e che ha covato per anni
Il killer di Milano: "Rovinato dal Tribunale"
Il pluriomicida aveva pianificato ogni cosa, mosso da un odio che lo aveva accecato e che ha covato per anni

ROMA - "Quel posto è l'origine di tutti i miei mali: è il Tribunale che mi ha rovinato". Il pluriomicida C. G. lo dice d'impulso, quasi urlando in faccia ai carabinieri che lo bloccano e gli tolgono la pistola con cui ha freddato il giudice Fernando Ciampi, il suo coimputato G. E. e l'avvocato L. A.

I primi atti dell'indagine sulla strage al tribunale di Milano confermano quanto emerso nelle prime ore ma, soprattutto, dimostrano come C. G. avesse pianificato ogni cosa, mosso da un odio che lo aveva ormai accecato e che ha covato per anni, come dimostra la denuncia presentata tre anni fa da un suo ex legale, Marco Eller Vainicher.

La querela era scattata per minacce, violazione di domicilio e altri reati: "Mi ha più volte minacciato di farmela pagare - ha raccontato l'avvocato - ha cercato con violenza di entrare nello, inveendo e aggredendomi verbalmente". Nella stessa denuncia Vainicher sosteneva inoltre che il killer si era ormai convinto dell'esistenza di "un complotto ai suoi danni", che coinvolgeva alcuni avvocati e lo stesso giudice Ciampi.

Anche le parole dette a un suo amico, sentito dagli investigatori, confermano come la decisione fosse maturata da tempo: "sono stato rovinato da mio nipote, lui stava sfasciando la società, odio i giudici che mi hanno pignorato la proprietà". L'amico ha anche ricordato di quando C. G. era andato da lui presentandogli un porto d'armi sportivo e dicendogli "poi li ammazzo tutti".

"La giustizia fa schifo, fa tutto schifo", ha detto ancora C. G. ai carabinieri, che nel sellino dello scooter hanno trovato la pistola con cui aveva ucciso in tribunale con il colpo in canna e un altro caricatore, con dodici colpi. "Grazie che mi avete fermato, avete fatto bene. Avrei ucciso ancora e poi mi sarei suicidato".

Tutta questa rabbia ora potrebbe anche costargli l'imputazione di strage: i magistrati stanno ancora valutando gli elementi a disposizione e ricostruendo la dinamica esatta di quanto accaduto, ma dai primi accertamenti sembrerebbe che tra i feriti vi sarebbe almeno una persona che non c'entrerebbe nulla con la sua 'vendetta' personale. Si tratta dell'avvocato P. B., ferito in maniera lieve, che si trovava su una panca fuori dall'aula accanto al commercialista S. V. - ferito anche lui alle gambe - che invece doveva testimoniare al processo. Se l'avvocato fosse stato colpito perché il killer ha sparato all'impazzata, potrebbe scatterebbe il reato di strage.

Per il momento su di lui gravano comunque accuse pesantissime, che sono alla base della richiesta di convalida dell'arresto che il pubblico ministero (pm) di Monza Franca Macchia - competente per la fase relativa proprio all'arresto - ha inviato al giudice per le indagini preliminari (gip) Patrizia Gallucci. Non sono ancora pronti, invece, i risultati del narcotest a cui l'uomo è stato sottoposto e che arriveranno nelle prossime ore.

L'udienza di convalida si terrà domani nel carcere di San Quirico a Monza, dove il killer è rinchiuso da ieri sera e la decisione del giudice potrebbe arrivare già nella serata di sabato. È molto probabile che l'omicida si avvalga della facoltà di non rispondere, come ha già fatto ieri subito dopo l'arresto. In ogni caso, dopo aver preso la sua decisione, il gip trametterà il fascicolo a Brescia, competente ad indagare per vicende che riguardano i magistrati milanesi.

"Faremo di tutto - ha detto il procuratore generale di Brescia Pier Luigi Maria dell'Osso - per avere una ricostruzione giudiziaria rapida e completa". E poi ha aggiunto: "stiamo controllando come sia entrato in tribunale e soprattutto come sia stato controllato dal personale presente". L'inchiesta bresciana, infatti, dovrà anche occuparsi delle falle nella sicurezza agli ingressi del Palagiustizia e il primo punto è capire se il killer abbia mostrato o meno un tesserino per passare il varco riservato ad avvocati, magistrati e personale amministrativo del tribunale. Quel che si sa è che aveva con lui, al momento dell'arresto, una serie di tessere ma non una da avvocato.

Come ha fatto a passare? L'analisi dei video di sorveglianza, che gli inquirenti stanno visionando, potrebbe fornire le risposte che mancano così come potrebbe confermare l'ipotesi che il pluriomicida avesse la pistola nascosta in un sacchetto di carta. "Non è entrato con me - ha detto oggi il il suo ex avvocato Michele Rocchetti, che era in aula -. Come sempre sono passato dall'ingresso riservato agli avvocati e ho incontrato il mio cliente direttamente al terzo piano, poco lontano dall'aula, davanti alla cancelleria della seconda sezione".

ansa

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