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ISLANDAL'Islanda volta le spalle all'Unione Europea

13.03.15 - 20:52
Una porta sbattuta che non ha fatto poi così rumore: l'Islanda rinuncia alla candidatura all'Unione Europea
L'Islanda volta le spalle all'Unione Europea
Una porta sbattuta che non ha fatto poi così rumore: l'Islanda rinuncia alla candidatura all'Unione Europea

REYKYAVIK - Una porta sbattuta che non ha fatto poi così rumore: la reazione di Bruxelles all'annuncio dell'Islanda di rinunciare alla candidatura di adesione all'Ue, dopo un primo momento di sbigottimento non ha completamente spiazzato le autorità europee. "La porta resta sempre aperta" ha detto oggi, dopo qualche ora di silenzio, Maja Kocijancic, portavoce del servizio diplomatico della Ue concedendo che "è una prerogativa del governo islandese prendere decisioni libere e sovrane su come proseguire le sue relazioni con la Ue".

E, per rafforzare il concetto, si è fatta aiutare dai regolamenti: "Se decidono formalmente di ritirare la domanda devono farlo al Consiglio dell'Ue che dovrà prendere le decisioni necessari", ha postillato.

Ieri la nota del ministero degli Esteri di Reykjavik era stata asciutta: "Gli interessi dell'Islanda sono serviti meglio fuori dall'Unione Europea. L'Islanda non è più un paese candidato e chiede alla Ue di agire di conseguenza".

La mossa non era del tutto inattesa: già a gennaio il premier, Sigmundur Gunnlaugsson, aveva annunciato che sarebbe stata bloccata la domanda di adesione, avendo già fatto la stessa cosa sui negoziati all'indomani della sua elezione. Le consultazioni del 2013 hanno sancito la vittoria degli euroscettici e il governo di centro destra salito al potere si era impegnato a mettere fine al processo di adesione cominciato nel 2009 dalla sinistra allora al governo. Partito Progressista e Partito Indipendentista hanno quindi impresso la loro direzione: influenzati dalla questione delle quote pesca, dalla visione anti-euro e da una serie di circostanze economiche che hanno portato a mesi di crisi (il fallimento del 2008 della banca Icesave ad esempio) hanno deciso di sbarrare la porta verso Bruxelles.

Membro del Consiglio dell'Artico l'isola ha sempre fieramente tutelato la sua indipendenza e il benessere dei suoi 320 mila abitanti, ma negli ultimi anni ha dovuto affrontare un segno di passo: oggi il suo pil è inferiore a quello del 2008 e i suoi giovani cominciano a partire per l'estero.

Nel frattempo, secondo un commento del francese Le Monde, la Ue ha perso il suo potere di attrazione, e per di più la questione delle quote pesca (la risorsa principale dell'isola) che la Commissione europea aveva imposto ha ulteriormente convinto gli euroscettici islandesi di non aver più bisogno dell'Europa.

A Bruxelles comunque non si stracciano le vesti e ricordano che Reykjiavik "resta un partner importante attraverso la partecipazione all'Area economica europea, all'area di Schengen e alla cooperazione sulle questioni legate all'Artico".

Maria Novella Topi ANSA

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