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MALESIALa scomparsa dell'aereo MH370 resta un mistero

08.03.15 - 19:10
A un anno dalla scomparsa del volo Malaysia Arilines neanche l'atteso rapporto degli investigatori è riuscito a far luce sul mistero
La scomparsa dell'aereo MH370 resta un mistero
A un anno dalla scomparsa del volo Malaysia Arilines neanche l'atteso rapporto degli investigatori è riuscito a far luce sul mistero

BERNA - Dodici mesi di indagini, quasi seicento pagine di ricostruzione dettagliata, una sola anomalia trovata: una delle scatole nere con la batteria scaduta. Per il resto, a un anno dalla scomparsa del volo Malaysia Airlines MH370, neanche l'atteso rapporto degli investigatori è riuscito a far luce sul mistero. A bordo del Boeing 777-200 tutto era come doveva essere, così come l'equipaggio e le condizioni meteorologiche. Eppure è finito nell'Oceano Indiano con 239 persone a bordo, dopo aver invertito la rotta.

Il documento, opera di una squadra di investigatori internazionali, è il risultato di indagini che vanno dallo stato psicologico dei piloti alla loro situazione finanziaria, dalla storia del resto dell'equipaggio alla manutenzione del Boeing, fino alle condizioni di volo di un viaggio che fin dalla partenza mostrava parametri normali.

Niente che possa spiegare perché i sistemi di comunicazione furono disattivati manualmente a neanche un'ora dal decollo da Kuala Lumpur in direzione Pechino, per poi compiere delle brusche virate che lanciarono l'aereo verso l'immensità dell'Oceano Indiano. Dove, probabilmente per aver esaurito il carburante, precipitò sei ore dopo.

L'unica anomalia è il fatto che la batteria del rilevatore di posizione subacqueo, attaccato alla scatola nera contenente i dati di volo, era scaduta dal dicembre 2012: è quindi altamente probabile che non funzionasse. Un dettaglio che potrebbe avere influito sulle finora infruttuose ricerche del relitto, ma non necessariamente: la batteria dell'altra scatola nera - contenente le registrazioni in cabina - era a posto, e nel mese di autonomia successivo al disastro i soccorritori riuscirono a captare solo dei segnali rivelatisi poi non collegati al volo MH370. Nessun detrito è mai stato ritrovato.

Mentre le ricerche continuano in un'area "di massima priorità" grande 60mila chilometri quadrati l'anniversario del disastro è stata anche un'occasione per fare il punto sul da farsi. Finora è stata completata la perlustrazione di poco più del 40% di quella striscia di mare, identificata come la zona dello schianto in base a complicati calcoli dai rilevamenti satellitari.

Tale fase dovrebbe esaurirsi entro maggio (quando inizierà l'inverno australe), ma che fare se niente sarà ancora trovato? Ieri, le autorità della Malaysia avevano invece fatto capire che sarebbe necessario riunire tutti i Paesi coinvolti e parlarne. Oggi il premier australiano Tony Abbott ha dichiarato che le ricerche "andranno avanti finché ci saranno degli indizi", allargando l'area da setacciare.

Il problema è che di indizi, finora, non ce n'è nessuno. Il rapporto di oggi non corrobora neanche l'ipotesi finora più accreditata, quella di una manovra volontaria da parte dei piloti per cause a noi ignote. Il capitano Zaharie Ahmad Shad e il suo giovane copilota avevano vite regolari e nessuno stress di rilievo alle spalle. Doveva essere un volo come tanti, è diventato invece un caso unico nella storia dell'aviazione, col serio rischio che non sarà mai risolto.

ats ansa

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