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FRANCIA"Pensavo di essere in un film"

13.01.15 - 18:58
Le toccanti testimonianze di Lilian Lepère, il grafico della tipografia dove si sono barricati i fratelli Kouachi, e del titolare della ditta, Michel Catalano
"Pensavo di essere in un film"
Le toccanti testimonianze di Lilian Lepère, il grafico della tipografia dove si sono barricati i fratelli Kouachi, e del titolare della ditta, Michel Catalano

PARIGI - "Nello stabilimento c'è una vetrata, attraverso la quale ho visto un uomo con un razzo e un kalashnikov. Ho capito subito che vi era una situazione di pericolo. Ho detto a Lilian di nascondersi. Sono andato verso di loro, pensando che fosse finita. Sono saliti. Non sono stati aggressivi. Mi hanno detto di non spaventarsi. Mi hanno chiesto se volevo bere qualcosa. Ho detto loro che se avessero voluto, avrei fatto un caffé". Michel Catalano, il titolare della stamperia in cui si sono rifugiati Saïd e Chérif Kouachi, ha raccontato al canale televisivo France 2 l'incontro con i due fratelli, che nella loro fuga dopo la strage di Parigi, si sono barricati in un capannone a nord della capitale. Catalano ha raccontato che uno dei due fratelli era ferito in modo superficiale, e di aver prestato il suo aiuto per medicarlo.

"Sono rimasto sempre calmo. Sono rimasto coinvolto in una situazione alla quale non ero mai stato confrontato prima in vita mia. Non sono mai stati aggressivi nei miei confronti e non ho mai avuto la sensazione che mi volessero fare del male. Anche quando hanno sparato contro i gendarmi. Non ho avuto paura. Hanno avuto una sfumatura di umanità nei miei confronti, perché mi hanno lasciato uscire".

A Catalano viene il magone quando il giornalista di France 2 ricorda quanto sia stato incredibile il fatto che il suo dipendente non sia stato scovato dai due terroristi. "Più che incredibile, è magnifico. E' la cosa che temevo di più", ha detto Catalano, con la voce interrotta dalla commozione.

Lilian Lepère, il grafico 26enne dipendente della ditta, fa fatica a trattenere le lacrime. "Grazie. Grazie a lui ho avuto quei secondi necessari per potermi nascondere. Se mi avessero scoperto gli ostaggi sarebbero stati due, le cose sarebbero state differenti", ha continuato Lepère. Catalano, all'arrivo dei due fratelli, ha ordinato a Lepère di nascondersi. "La prima cosa che mi ha detto è che avevano dei kalashnikov, io ho pensato che fosse uno scherzo". Ma non era uno scherzo. Il 26enne è rimasto nascosto in un mobiletto 60 x 80 centimetri con 40 centimetri di profondità sotto il lavandino.

A un certo punto uno dei due fratelli ha aperto uno sportello alla sua destra e poi un frigorifero. "Era a mezzo metro da me. Pensavo che volesse aprire tutti i mobili". Ma, dopo aver aperto il frigorifero, ha bevuto un bicchiere d'acqua dal rubinetto sopra di lui. Sentivo l'acqua scorrere nel sifone dietro alle mie spalle. Un momento surreale. Pensavo di essere in un film". Sarebbe bastato un movimento sbagliato e per Lilian Lepère sarebbe stata la fine.

Con grande sangue freddo, Lepère ha messo il silenziatore al telefonino e, dopo un quarto d'ora, ha contattato via sms la madre, grazie alla quale è riuscito a stabilire un contatto con la polizia. 

Dopo otto ore e mezza la sparatoria e la morte dei due fratelli. E' stata la polizia a comunicare a Lepère di non muoversi, fino a quando non avrebbe avuto ulteriori informazioni. Otto ore e mezza di attesa fino a quando si sono sentiti due forti scoppi. E' in quel momento che Lepère ha capito che stava arrivando la liberazione. "Quando ho sentito gli scoppi mi sono coperto con le mani la testa".

Infine il grafico ha sentito i suoi salvatori, le loro voci. "In quel momento ho capito che tutto era finito".

"Un'esperienza che mi ha segnato, ma non sono stato a contatto con loro, non ho visto sangue. Mi sento molto fortunato di essere qua e contento di rivedere i miei cari". 

Infine, la dedica è a Catalano e alle vittime dell'attentato. 

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