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STATI UNITIEbola, ci salveranno i topi?

30.10.14 - 20:00
Trovati geni resistenti al virus nei roditori, potrebbero essere la base per nuovi vaccini. In Liberia stop ai funerali pubblici
Ebola, ci salveranno i topi?
Trovati geni resistenti al virus nei roditori, potrebbero essere la base per nuovi vaccini. In Liberia stop ai funerali pubblici

WASHINGTON - Scoperti i geni che resistono all'Ebola. Sono stati individuati nei topi e il risultato, pubblicato su Science, apre la strada allo sviluppo di vaccini e trattamenti contro la malattia. La scoperta si deve al gruppo coordinato da Angela Rasmussen e Michael Katze dell'università di Washington. Secondo i ricercatori è il gene Tek, che attiva i fattori di coagulazione, che influenza la sensibilità al virus.

Non tutte le persone che contraggono l'Ebola sviluppano i gravi sintomi che portano alla morte: ritardo nella coagulazione del sangue, febbre emorragica, insufficienza agli organi e shock; alcune persone resistono completamente alla malattia, altre soffrono di una forma moderata. Finora è stato difficile comprendere il motivo di questa differente risposta alla malattia perché non era stato possibile studiare l'Ebola nei topi dal momento che in questi animali il virus non causa tutti i sintomi che provoca nell'uomo.

Questo ostacolo è stato superato usando un gruppo geneticamente eterogeneo di topi di laboratorio. Dopo aver contratto il virus, nei primi giorni dell'infezione tutti i topi hanno perso peso. Il 19 per cento di essi ha anche pienamente riacquistato il peso perso nel giro di due settimane ed è sopravvissuto. L'11 per cento degli animali è stato parzialmente resistente e meno della metà è morto. Il 70 per cento dei topi ha avuto mortalità superiore al 50 per cento. Di questi il 19 per cento ha avuto l'infiammazione del fegato senza i sintomi classici dell'Ebola, e il 34 per cento ha avuto ritardi nella coagulazione del sangue e febbre emorragica.

"La frequenza delle diverse manifestazioni della malattia in questi topi - rileva Rasmussen - è simile alla varietà osservata nell'epidemia in Africa occidentale". La differenze risposta dei topi alla malattia secondo lo studio è dovuta al gene Tek, che attiva i fattori di coagulazione, che probabilmente influenza la sensibilità al virus. "Ci auguriamo - sottolinea Katze - che sia possibile applicare rapidamente questi risultati per lo sviluppo di terapie e vaccini contro l'Ebola".

Niente funerali pubblici per combattere il virus - Funerali non pubblici, quarantena per i sospetti contagi, isolamento dei casi e una migliore protezione per gli operatori sanitari: sono queste le 4 misure chiave che devono essere messe in atto contemporaneamente per fermare l'epidemia di Ebola in Liberia. A spiegarlo è uno studio coordinato da Alison Galvani della Yale School of Public Health, pubblicato sulla rivista "Science" che ha riscontrato proprio nei funerali uno degli eventi di massima diffusione del virus all'inizio dell'epidemia.

Continuando solo con gli interventi messi in campo finora, dal 19 settembre, in Liberia, dicono i ricercatori, il virus continuerà a espandersi al ritmo di 224 nuovi casi al giorno entro il 1. dicembre, e 348 nuovi casi giornalieri entro il 30 dicembre. Tuttavia, con una vasta implementazione, fatta con la massima urgenza, delle 4 misure raccomandate dall'Organizzazione mondiale della sanità, si dovrebbe arrivare a poter controllare l'epidemia in Liberia dalla metà di marzo.

Data la mancanza di terapie e vaccini, è importante applicare subito queste misure di tipo "non farmaceutico", la cui efficacia è stata valutata dai ricercatori con un modello matematico sulla trasmissione di ebola, da cui si è visto che un singolo intervento da solo non è sufficiente. Se nei prossimi mesi si vuole fermare l'epidemia, bisogna applicare tutte e 4 le misure insieme.

"Le pratiche e la preparazione del corpo per il funerale, come lavare, toccare e baciare il cadavere, comuni nell'Africa occidentale - spiega Jan Medlock, esperto di epidemiologia matematica - hanno fatto diffondere questa malattia all'inizio dell'epidemia. È dunque essenziale fermare la trasmissione del virus attraverso i funerali, isolare i casi di malattia e proteggere meglio gli operatori sanitari". Al posto della tradizionale preparazione per la sepoltura, gli studiosi suggeriscono un approccio più igienico, con la disinfezione del cadavere prima e dopo che venga posto in un sacco di plastica. I cadaveri delle vittime mantengono infatti un'alta carica virale nel loro sangue e fluidi.

Ats

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