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REGNO UNITOPoster anti-gay sui bus di Londra, è bufera

13.04.12 - 17:44
A infiammare la campagna elettorale per le comunali di Londra ci mancava solo la guerra tra pro-gay e anti-gay condotta a suon di cartelloni pubblicitari sui bus a due piani della capitale
Keystone (archivio)
Poster anti-gay sui bus di Londra, è bufera
A infiammare la campagna elettorale per le comunali di Londra ci mancava solo la guerra tra pro-gay e anti-gay condotta a suon di cartelloni pubblicitari sui bus a due piani della capitale

LONDRA - A infiammare la campagna elettorale per le comunali di Londra ci mancava solo la guerra tra pro-gay e anti-gay condotta a suon di cartelloni pubblicitari sui bus a due piani della capitale. E per Boris Johnson, attuale sindaco e candidato a un altro mandato con il partito conservatore, l'intera vicenda rischia di trasformarsi in una bella buccia di banana. Gli ultimi cartelloni, voluti da dall'associazione cristiana Core Issues, suggerivano infatti l'idea che l'omosessualità fosse una malattia curabile.

La campagna, a quanto pare prenotata in origine per due settimane, è stata però interrotta all'arrivo delle prime lamentele. I poster recavano la scritta 'Not gay! Post gay, ex gay and proud. Get over it!' ('Non gay. Ex gay e fiero di esserlo'). La grafica e lo stile facevano il verso ad altri cartelloni, questa volta pagati dalla ONG Stonewall per promuovere le unioni tra membri dello stesso sesso, in circolazione su 1000 autobus di Londra a partire dallo scorso 1 aprile. 'Alcune persone sono gay. Mettetevi l'animo in pace!', recita la pubblicità in questione - 'Some people are gay. Get over it!'. Core Issues - sul suo sito internet si definisce "un gruppo no profit cristiano che sostiene uomini e donne omosessuali determinati a cambiare le loro abitudini sessuali" - ha dunque deciso di replicare pan per focaccia. I controversi poster sono stati applicati a cinque linee di autobus che attraversano il centro della capitale, spesso in corrispondenza di famose attrazioni turistiche come la cattedrale di St Paul, Oxford Street, Trafalgar Square e Piccadilly Circus. Quasi immediatamente è arrivato lo stop del comune. Il Transport for London (TfL), il dipartimento che si occupa dei trasporti pubblici, ha precisato che il messaggio dei cartelloni non rispecchia l'animo "tollerante" della capitale. Musica per le orecchie di Andy Wasley, portavoce della Stonewall: "è fantastico che a Londra non si possa fare pubblicità a una cura per l'omosessualità in stile voodoo".

Sulla questione è subito intervenuto Boris Johnson. L'idea che l'omosessualità sia una malattia, ha subito precisato, è "chiaramente offensiva". "Non ci sto a vedere poster del genere scarrozzati in giro per la città sui nostri autobus". Il danno però è ormai fatto. Mike Davidson, co-direttore di Core Issues, ha detto infatti di aver utilizzato "gli appositi canali" e di "essere stati incoraggiati dalla compagnia degli autobus di procedere". La tagliola a posteriori è dunque vista come un atto di "censura". Tanto che Anglican Mainstream, gruppo anglicano conservatore, ha minacciato azioni legali. Il 'gay-gate' ha ovviamente attratto l'attenzione del candidato laburista Ken Livingstone, già sindaco di Londra per due mandati. "La città, sotto la guida dei Tory, sta arretrando. Questi poster non avrebbero mai dovuto vedere la luce. Sono un insulto per i londinesi omosessuali e dannosi per chiunque crede che Londra sia grande proprio grazie alla sua tolleranza".

ATS

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