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CANADAMangan, oltre i confini dell’alt-folk

16.12.14 - 06:00
Dan Mangan narra la genesi del suo nuovo album, il quarto, Club Meds (City Slang/Tba, 9 gennaio 2015)
Mangan, oltre i confini dell’alt-folk
Dan Mangan narra la genesi del suo nuovo album, il quarto, Club Meds (City Slang/Tba, 9 gennaio 2015)

VANCOUVER - Mangan (voce, chitarra, synth), giovane e prolifico songwriter canadese, è rientrato in studio di registrazione con undici tracce, ma questa volta coinvolgendo in ambito compositivo coloro con cui da sempre condivide la sua arte, dando vita, di conseguenza, al progetto Dan Mangan + Blacksmith, dietro al quale si celano anche Kenton Loewen (batteria), Gordon Grdina (chitarra), John Walsh (basso), JP Carter (tromba) e Jesse Zubot (violino). “Le musiche di Club Meds sono il frutto di un lavoro comune, che ha preso forma, in un breve lasso di tempo, tra le mura della sala prove… Prima non era mai capitato…”, mi spiega nel corso di una lunga interurbana. “Ai versi, alle strofe, invece, ho lavorato da solo per quasi quattro anni… Raccontano l’esigenza dell’essere umano di fermarsi, di spegnere la mente, i pensieri, le riflessioni…”.

Undici composizioni ammalianti, in cui la ricerca sonora di Mangan, per la prima volta, si spinge oltre i territori alt-folk oriented, oltrepassandone i confini e sperimentando sovente un amalgama nutrito anche dal suono artificiale di una macchina, di un synth… “Non potrei definirlo un cambiamento di rotta, ma una sperimentazione a largo raggio… Ne sentivo la necessità…”.

“Credo che le maggiori influenze musicali confluite nel mezzo dei solchi siano riconducibili a Blonde Redhead, Radiohead e Steve Reich… - aggiunge prima di concludere - Nel corso del processo compositivo del disco, ci siamo cibati costantemente dei loro progetti… Un fattore, questo, che immagino si rifletta, direttamente o indirettamente, all’interno di ognuna delle undici canzoni…”.

 

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