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LUGANOLo studio, i frontalieri non rubano il lavoro ai ticinesi. Rusconi ironizza: "L'avranno scritto loro"

04.03.11 - 17:19
Secondo l'IRE i lavoratori frontalieri non sostituiscono quelli ticinesi. Rusconi: "La piazza finanziaria ha perso 10mila posti in due anni. Chi li ha rimpiazzati?"
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Lo studio, i frontalieri non rubano il lavoro ai ticinesi. Rusconi ironizza: "L'avranno scritto loro"
Secondo l'IRE i lavoratori frontalieri non sostituiscono quelli ticinesi. Rusconi: "La piazza finanziaria ha perso 10mila posti in due anni. Chi li ha rimpiazzati?"

LUGANO - Impazza il carnevale in Ticino. A Pierre Rusconi, presidente dell'UDC e candidato al gran consiglio, i risultati dello studio dell'IRE resi noti oggi fanno sorridere. "Mi piacerebbe sapere all'IRE quanti frontalieri vi lavorano. Magari sono gli stessi che hanno fatto la statistica". Ma è un'ironia amara quella dell'ideatore dei balairatt, campagna antifrontalieri che ha suscitato discussioni e polemiche a livello internazionale. L'Ire, nel suo studio riguardante la disoccupazione e il frontalierato, dice che nel nostro Cantone non vi è un processo di sostituzione sistematica dei lavoratori indigeni con quelli frontalieri.

"Stranamente questo risultato - ironizza Rusconi - arriva a un mese dalle elezioni cantonali, chissà perché. Da altri dati, quelli sulla disoccupazione è risaputo, invece, che in Ticino negli ultimi anni i senza lavoro stanno aumentando, mentre aumenta il numero di frontalieri assunti. A Como e a Varese il tasso dei senza lavoro è inferiore al nostro, in un Paese come l'Italia dove il tasso di disoccupazione è il doppio rispetto a quello ticinese".

Rusconi poi solleva un aspetto della questione di tipo culturale e identitario. Il Ticino e l'identità della sua piazza finanziaria, Lugano, stanno cambiando. Una piazza sempre più italianizzata, dal sapore brianzolo milanese nel modo di parlare, di vestire: "Si possono fare tutti gli studi che si vogliono - spiega il presidente dell'UDC - ma su questi dati sono molto scettico. Basta toccare con mano la realtà che vivo quotidianamente. Basta leggere le lettere di genitori e di disoccupati disperati ticinesi che non trovano lavoro. Basta vedere come sta cambiando Lugano, come  agli sportelli delle banche sono vestiti gli impiegati e come parlano". 

"Dalla mia esperienza professionale noto quotidianamente che le richieste di lavoro che mi arrivano sul tavolo provengono in gran parte dall'Italia – spiega Rusconi - praticamente da tutto il Nord Italia. Agli svizzeri non resta che trovarsi altre soluzioni. Da svizzeri e ticinesi, infatti, giungono candidature con ottime qualifiche. Da ticinesi che sono andati a Zurigo per fare un'esperienza di lavoro in prospettiva di poter avere migliori credenziali per tornare in Ticino. E invece succede che il loro sogno si infrange: la pressione sui salari in Ticino è molto alta e se optassero per il ritorno, rischierebbero di guadagnare il 40% in meno".

Insomma Rusconi, un destino crudele quello dei ticinesi: o costretti a emigrare in Svizzera tedesca o disoccupati in Ticino...
"Lunedì esce lo studio della Camera di Commercio sulla possibilità delle ditte ticinesi di poter operare in Italia. E i dati differiscono di molto da quelli usciti oggi. Ben il 31% delle aziende ticinesi rinunciano ad andare in Italia, dopo diversi tentativi, proprio per le difficoltà e l'ostruzionismo che incontrano. E questa si chiama reciprocità?

Mi dica lei...
"Vada a vedere nelle banche ticinesi. Nel settore finanziario noi di ostruzionismo non ne facciamo, anzi. Si faccia un giro tra gli sportelli. Di italiani nelle nostre banche ce ne sono, e come... Negli ultimi due anni abbiamo perso 10mila posti di lavoro nel settore terziario. E' ovvio che i ticinesi vengano sostituiti dai frontalieri".

Non si tratta di una perdita di posti di lavoro dovuta alla crisi?
"Ma no, guardi. La tendenza che stiamo osservato negli ultimi anni è questa: aumentano i posti di lavoro in Ticino, aumentano i disoccupati e cresce il numero di frontalieri".

Un fenomeno che colpisce anche le banche?
Le dico solo che un alto dirigente di una banca ticinese mi ha confidato che negli ultimi 12 mesi hanno proceduto all'assunzione di 40 frontalieri, quando proprio questa banca sta lasciando a casa gente. E' normale che se c'è gente disposta a venire a lavorare per il 30% in meno rispetto agli svizzeri e per di più ha il beneficio dell'euro debole, questa tendenza di sostituzione non fa che accentuarsi".

p.d'a.
 

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