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LOCARNOLa falsa nipote arriva dalla periferia di Zurigo

08.08.17 - 16:08
Vende per telefono abbonamenti internet e prodotti assicurativi e chiama anziane solitarie per estorcere loro denaro
La falsa nipote arriva dalla periferia di Zurigo
Vende per telefono abbonamenti internet e prodotti assicurativi e chiama anziane solitarie per estorcere loro denaro

LOCARNO - Di fiabesco ha solo il nome. Alice è la protagonista di “Dene wos guet geit”, film svizzero opera prima, presentato in prima mondiale al Locarno Festival nella categoria concorso Cineasti del presente.
Impiegata in un call center alla periferia di Zurigo, Alice passa le giornate al telefono cercando di vendere il più possibile abbonamenti internet e prodotti assicurativi. Così, insieme ad altri colleghi, vanta i meriti di “Everywhere suisse”, che promette di viaggiare sulle autostrade dell’informazione  in modo veloce e a prezzi contenuti. Oppure elogia “Dezentra”, cassa malati indipendente molto conveniente e concorrenziale nella regione di Zurigo.

Dall’altro capo del telefono i soliti sconosciuti da convincere, abbindolare e finalmente conquistare, accumulando nel contempo una miriade di dati privati che le persone comunicano, in modo anche piuttosto ingenuo, al telefono. È così tutti i giorni. E così tutti i giorni Alice diventa sempre più esperta, sicura, senza remore. Come quando, ispirata esattamente dal suo lavoro, chiama nonne solitarie spacciandosi per la loro nipote e chiedendo loro soldi. 
Non tarderà ad accumulare un vero e proprio patrimonio sottraendo franco su franco alle povere anziane. Prima vittima la signora Elisabeth Oberli, classe 1932, a cui strappa con l’inganno della falsa nipote la somma di 50 mila franchi. Nella parte finale del film vediamo Alice depositare in una banca di gestione privata, che non si cura minimamente della provenienza del denaro, 822 mila franchi.

Il film d Cyril Schäublin, esplora luoghi e persone di Zurigo, misteriosamente collegati con le azioni di Alice che, dopo il lavoro, vaga per la città con una certa spensieratezza. “Il titolo del nostro film - spiega il regista svizzero Cyril Schäublin - si riferisce a una canzone popolare tradizionale svizzera, “Dene wos guet geit” ( “Quelli che stanno bene”) di Mani Matter. È una canzone sulla distribuzione della ricchezza. Il reato descritto nel film è basato sull'abuso della fiducia che sfrutta la disconnessione tra le generazioni, tra nonni e nipoti”.
Nel film l'abuso della fiducia, il tradimento, si consuma in uno spazio anonimo, asettico, quasi a rendere universale questo genere di crimine, che può capitare ovunque (la cronaca è purtroppo piena di questi episodi anche in Ticino). Non solo nella grande Zurigo che il regista esplora in una sorta di personale ricognizione attraverso luoghi, persone, eventi che costellano la vita quotidiana della metropoli svizzera.
Nella scelta delle inquadrature, dove spesso le persone sono sovrastate dagli edifici e appaiono piccole e lontane, si legge la distanza, la mancanza di empatia e di umanità. Lo si vede nel banchiere che pone una raffica di domande alla signora Oberli che vuole ritirare 50 mila franchi. Lo si vede nell’infermiere che con scarsa pazienza e interesse segue il destino malato di un’altra anziana, che si rivelerà molto più sveglia e acuta rispetto a quanto il distratto infermiere voglia credere.
Il film denuncia in qualche modo l’era dei “big data” (impressionante i dati raccolti dagli operatori del call center), l’intrusione dell’informatica e del controllo digitale nelle nostre vite. Mette in guardia dall’illusione della sicurezza assoluta, che tuttavia non riesce ad impedire una truffa poiché semplicemente non si può eliminare l’imprevedibile fattore umano. Cyril Schäublin accende anche i riflettori sul mondo dei call center, il cui obiettivo degli operatori – sottoposti a stress quotidiano per il raggiungimento degli obiettivi – è vendere, vendere, vendere. “Dovete vendere con emozione – dice il coach – fare capire a chi sta dall’altro capo del telefono, che quei minuti di conversazione sono tutti per loro”.

Scrive molto bene Stefano Knuchel su Pardo Live : “La lentezza, la staticità e la ripetitività delle discussioni, che vertono anche sui famosi prodotti di assoluta convenienza, diventano elementi di una satira graffiante. E uscendo dalla proiezione ci si dice che non è questa la Svizzera che vorremmo vedere”.

Da vedere: martedì 8 agosto, ore 19.00, PalaCinema sala 1; mercoledì 9 agosto, ore 16.30,
L'altra Sala; giovedì 10 agosto, ore 21.00, PalaCinema sala 2

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