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LOCARNODue giganti tra i pardini

07.08.16 - 08:26
Gérard Depardieu e Jane Birkin protagonisti di due pellicole presentate nella sezione dei Pardi di domani. E a vincere è l’amore
Due giganti tra i pardini
Gérard Depardieu e Jane Birkin protagonisti di due pellicole presentate nella sezione dei Pardi di domani. E a vincere è l’amore

LOCARNO - Meno male che in questo mondo dove odio, rabbia e rancori trovano terreno fertile, l’amore c’è. C’è soprattutto nelle piccole, concrete, vicende quotidiane. Tra i palazzi anonimi della periferia di Parigi, in un fazzoletto di terra sperduto nella campagna del Giura neocastellano. Due storie totalmente diverse e lontane, ma accomunate da due giganti del cinema francese e internazionale. Gérard Depardieu, protagonista di “Rhapsody”, 16 minuti di pura tenerezza. E Jane Birkin, protagonista di “La femme et le TGV”, 30 minuti di amorose speranze. Due corti in concorso, il primo nella sezione internazionale firmato da Constance Meyer e il secondo in quella nazionale firmato da Timo von Gunten. Due giganti per due corti molto applauditi in sala.

“Rhapsody” ci mostra Depardieu nelle vesti di un baby-sitter che si occupa del piccolo Teo, neppure 12 mesi. Sessantenne solitario che vive all’ultimo piano di una torre, si riconcilia con la vita quando la mamma di Teo ogni mattina suona alla porta e consegna al gigante – nel vero senso della parola – il suo fagottino. Depardieu si prende cura della piccola creatura, legge ad alta voce dei libri di cucina, gli dà la pappa e si distende con lui nel letto per farlo dormire. Una scena dolcissima che accosta il corpo massiccio di Depardieu e la fragilità di Teo, che accanto a quell’omone si sente sicuro.

In quei frammenti di vita resi con leggerezza nei pochi metri quadri dell’appartamento, la regista ha voluto mostrare la forza di Teo, come se in realtà fosse lui a prendersi cura di Depardieu, che quando non fa il baby-sitter passa il suo tempo a suonare su una pianola dall’alto della sua torre e ogni tanto scambia due parole con gli amici al bar.

Il reale peso affettivo e relazionale del bebè si sviluppa progressivamente e quando un giorno Depardieu attende invano il suono del campanello per prendere dalle braccia del madre il piccolo Teo, il mondo sembra vacillare. Il baby-sitter disoccupato scende al piano di sotto e questa volta suona lui il campanello. Ma la mamma di Teo è a mani vuote, il suo piccolo è stato affidato ai nonni per qualche giorno. Senza quel dono di vita pura, il gigante si rinchiude di nuovo nella sua quotidiana solitudine.

Solitudine che fa da sfondo anche nell’altro corto, “La femme et le TGV”. Solitudine ma anche amore, speranze, sussulti di gioia, ritorni alla vita, piccoli piaceri quotidiani. Basato su una storia reale, il corto del cineasta zurighese Timo von Gunten narra la storia di Elise Lafontaine (Jane Birkin), che abita in una deliziosa casetta lungo il tracciato del TGV nel Giura neocastellano.

Ogni giorno, da trent’anni, alle 6.18 e alle 19.13 saluta il macchinista con una bandiera svizzera che sventola dalla finestra. Di buon mattino ecco che una lettera atterra nel suo giardino. “Cara signora è da anni che passo davanti a casa sua e ogni giorno i suoi saluti portano allegria nei miei tragitti solitari. Vederla così da vicino al mio passaggio, è ogni giorno un raggio di sole”. Queste le prime righe della lettera di Bruno Zobrist, macchinista FFS. Da quel momento inizia tra i due una fitta corrispondenza, con tanto di doni reciproci. Una boccata di energia e un nuovo slancio per l’anziana signora, che suo figlio Pierre vorrebbe sistemare in una casa per anziani. Ma con quella nuova energia, al diavolo il ricovero!
Ma arriva il momento in cui Elise aspetta invano il TGV, che con il nuovo orario non passa più davanti a casa, ma da Basilea. I suoi sogni si infrangono così due volte: non solo per il cambiamento di tragitto, ma perché raggiunta la stazione di Zurigo per incontrare il “suo” macchinista, lo vede accompagnato dallo moglie a bordo del TGV.

Gioie e speranze spente in una manciata di secondi. Ma che importa, la vita continua. E dal marciapiede della stazione centrale di Zurigo, saluta il TGV in partenza. In fondo il suo macchinista l’aveva pregata: “Cara Elise, non smettere mai di fare un cenno con la mano quando passa un treno”. E di treni, pieni di amore e di vita, possono sempre passare quando meno te l’aspetti. Un corto delizioso, una commedia lieve con messaggi comunque profondi e autentici. Si esce leggeri, un antidodo alle ali di piombo.

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