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FRANCIA«Io romantico? Provo sempre ad esserlo»

11.05.16 - 17:24
Woody Allen ha aperto il Festival di Cannes con il suo "Cafè Society"
«Io romantico? Provo sempre ad esserlo»
Woody Allen ha aperto il Festival di Cannes con il suo "Cafè Society"

CANNES - «Romantico? Io provo sempre ad essere romantico, certo questa volta c'è di più, un fascino particolare perché le epoche passate sono romantiche, New York è una città romantica, la Hollywood degli anni ’30 lo è, le storie d'amore complicate lo sono terribilmente e poi quei protagonisti tra Clark Gable e Cary Grant, amo il cinema di quegli anni, è quello che mi ha influenzato», dice Woody Allen che in Cafè Society racconta di vite sfiorate, amori mai finiti e nello stesso momento mai vissuti appieno né felici.

È la storia d'amore tra il giovane Bobby (Jesse Eisenberg) e Vonnie, la segretaria (Kristen Stewart) del ricco zio Phil (Steve Carrell), agente delle star. Lei, proprio mentre progettavano di sposarsi, gli preferirà lo zio che finalmente ha deciso di divorziare dalla moglie e sposare la sua amante.

Bobby troverà un'altra donna, bellissima (Blake Lively) che si chiama Veronica. «I sogni restano sogni» si diranno i due rivedendosi anni dopo, ciascuno con esistenze cambiate e non servirà struggersi l'uno per l'altra al party di Capodanno distanti migliaia di chilometri.

Applausi per il maestro americano e il suo cast di stelle protagonisti della giornata di apertura del 69esimo festival di Cannes con una storia terribilmente malinconica in cui, pur dalla giovane età del protagonista Eisenberg, il 32enne candidato all'Oscar per The Social Network, traspare tutta l'esperienza di vita del regista 80enne.

«La vita è una commedia scritta da un autore sadico» è la frase chiave di Cafè Society e Allen la ribadisce raccontando come quello che mette in scena per quanto complesso e ambientato in altre epoche «è una riflessione molto triste che ad un certo punto ti viene di fare quando vedi la tua esistenza sotto un'altra prospettiva. Non è una frase tanto per dire, è una constatazione realistica».

«Sono un'opportunista – ammette Kristen Stewart, l'attrice che lanciata dalla saga adolescenziale Twilight si sta affermando film dopo film tra le più promettenti della sua generazione e qui a Cannes è in gara per la Palma essendo protagonista anche del film in concorso Personal Shopper di Olivier Assayas – ma non credo che il personaggio sia molto lontano dalla realtà, certamente non da quella della Hollywood raccontata nel film, dominata dagli studios».

Nonostante si parli di un'altra epoca, la Stewart ha conquistato Allen per la sua naturalezza, «e per la sua capacità di trasformarsi – ha detto il regista – da segretaria con i vestitini bon ton in una elegante sophisticated lady quando diventerà la moglie del ricco agente delle star e lei stessa farà parte di quel mondo».

«Mi sono avvicinata a Vonnie cercando di far emergere la mia personalità, essendo spontanea nel tirare fuori le emozioni. Mi sono sentita me stessa, è stato molto naturale». Si muove e agisce nel film come Allen il giovane Jesse alle prese con una parte di brillante ma goffo protagonista.

Jesse come Woody? «Non c'è stata una particolare pressione a 'fare' Woody – ha detto l'attore che in Café Society sembra parlare anche come lui – forse lo sono dentro di me. Ho scoperto i suoi film a 16 anni, mi hanno colpito e formato, c'erano sempre vari strati da scoprire».

Nell'anno di un sempre più malinconico Allen, per la terza volta in apertura del festival di Cannes ("Allen sta a Cannes come Molière alla Comédie-Française", ha sentenziato il direttore Fremaux) qualcuno ha osato chiedere perché il film non è in concorso. Ecco come ha risposto: «Amo Cannes, questa bella atmosfera, queste persone che parlano solo di cinema, io le adoro ma la competizione non ha senso per me, avere l'imbarazzo per i giurati di confrontare i film, come dire è meglio Rembrandt o Monet? È una cosa soggettiva e forse anche noiosa, ognuno ha il suo favorito e io me ne sto volentieri fuori».

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