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FESTIVAL DI CANNESL'altro Festival in passerella

11.05.16 - 16:03
Spazio a la Quinzaine des Réalisateurs e a la Semaine de la Critique
L'altro Festival in passerella
Spazio a la Quinzaine des Réalisateurs e a la Semaine de la Critique

CANNES - Scendono in passerella con un giorno di ritardo rispetto alla selezione ufficiale le due sezioni storicamente "altre" del festival di Cannes: la Quinzaine des Réalisateurs, fondata dopo gli "eroici furori" della nouvelle vague nel '68 dall'associazione francese degli autori, e la Semaine de la Critique voluta dai critici per segnalare i migliori esordienti e giunta quest'anno alla 55ma edizione, dunque di 15 anni più giovane del festival ufficiale.

Da sempre questi due eventi paralleli, autentico festival nel festival, sono il terreno di caccia dei cinefili più curiosi, dei distributori coraggiosi, dei registi in cerca di gloria anziché di glamour.

Negli ultimi anni hanno spesso sofferto la concorrenza della direzione del festival con le proposte di Un Certain Regard, ma quest'anno - soprattutto la Quinzaine - hanno deciso di reagire con spregiudicatezza e grandi nomi, puntando su cinematografie di storico prestigio a fianco delle consuete incursioni esotiche.

Così la sezione degli autori gioca le sue carte migliori fin dalla serata d'apertura con la "prima" mondiale del nuovo film di Marco Bellocchio ("Fai dei bei sogni") e il premio alla carriera per un regista di culto come Aki Kaurismaki.

Tra i titoli da non perdere (almeno sulla carte) c'è sicuramente il ritorno di due autori molto amati dalla critica e che proprio in questa sezione hanno conosciuto un meritato trionfo: l'americano Paul Schrader con "Dog Eat Dog" e l'apolide-sciamano Alejandro Jodorowski con "Poesia sin fin".

Scorrendo la lista degli autori fioccano personalità autorevoli, forse più che nel recente passato, da Pablo Larrain con "Neruda" a Joachim Lafosse con "L'economie du couple", dall'indiano Anurag Kashiap con "Psycho Raman" all'islandese Solveig Anspach cui gli autori rendono omaggio con l'opera postuma (finita proprio alla vigilia della morte inattesa) "L'effet aquatique".

Certo il sale della scoperta sta altrove, nelle carte che il selezionatore Edouard Weintrop tiene per ora ben strette in mano con calcolate anticipazioni. Ma il profilo della Quinzaine appare indubbiamente rafforzato e l'Italia ha un posto d'onore grazie a Paolo Virzì e Claudio Giovannesi che affiancano Marco Bellocchio.

Tutto in salita è invece il gioco delle previsioni di fronte al cartellone della Semaine de la Critique. Qui infatti si misura in gara un pugno di esordienti contornato da qualche anteprima fuori competizione e il pronostico si fa soprattutto sui paesi di provenienza e il tipo di storie scelte. Poi solo la visione potrà sancire o meno la nascita di un futuro maestro. Così si annota che nella selezione dei critici prevale questa volta l'attenzione alle mutevoli culture del mediterraneo: su una riva Francia, Spagna, Italia; sull'altra Israele, Libano e per estensione Turchia. Si nota anche che, una volta di più, la Francia gioca in casa usando con grande abilità la carta della coproduzione che le permette di mettere la sua bandiera produttiva anche su opere che arrivano dalla Cambogia o da Singapore. Si registra infine la temporanea eclisse del continente americano, da sud a nord.

Nelle storie raccontate alla Semaine de la Critique prevalgono le vicende di famiglia con coppie mature che simulano nascite imminenti per nascondere ai vicini un'adozione fuori tempo (il turco "Album di famiglia") o con fratelli ritrovati sui cantieri della nuova Cambogia ("Diamond Island"). C'è spazio per ragazze vegetariane che scoprono la propria autentica natura quando un giorno per caso assaggiano carne cruda ("Grave" dell'autrice belga Julia Ducornau) e per favole moderne come in "I tempi felici verranno presto" di Alessandro Commodin o in "Mimosas" dell'ispano-marocchino Oliver Lage.

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