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«A Lugano un sogno diventato realtà»

CANTONE«A Lugano un sogno diventato realtà»

03.08.17 - 06:01
Il prossimo 3 settembre Piazza Riforma ospiterà “Red Bull Flying Bach”, un progetto che porta in scena in un unico spettacolo break dance e danza classica
Foto flyingsteps.com
Uwe Donaubauer, 25 anni.
Uwe Donaubauer, 25 anni.
«A Lugano un sogno diventato realtà»
Il prossimo 3 settembre Piazza Riforma ospiterà “Red Bull Flying Bach”, un progetto che porta in scena in un unico spettacolo break dance e danza classica

LUGANO - Sul palcoscenico approderanno la crew berlinese Flying Steps - ben quattro volte campione del mondo - e la ballerina Virginia Tomarchio, che abbiamo iniziato a conoscere in tv, ad “Amici” di Maria De Filippi, qualche anno fa.

Lo spettacolo - unico nel genere - si “serve” de “Il clavicembalo ben temperato” di Johann Sebastian Bach, ossia quella raccolta di preludi e fughe che il compositore tedesco lasciò «per utilità ed uso della gioventù musicale avida di apprendere». A cogliere il suggerimento, l’invito di Bach, i due direttori artistici dello show, Vartan Bassil e Christoph Hagel, capaci di amalgamare perfettamente le sonorità meccaniche del pianoforte e del clavicembalo a beat elettronici, elevando il tutto all’ennesima potenza, grazie alle coreografie in grado di unire i due mondi, così lontani, ma anche così vicini…

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con un b-boy della crew tedesca, Uwe Donaubauer.

Uwe, raccontami il tuo percorso...

«Ballo da quando avevo dieci anni, ora ne ho quasi ventisei. Per oltre un decennio ho cercato di cucirmi addosso le tecniche studiando giorno dopo giorno il più possibile. Tre anni fa, poi, ho realizzato il mio sogno più grande, ossia quello di trasformare la passione in una vera e propria professione, entrando nelle fila della crew».

Come sono i rapporti tra di voi?

«Straordinari, siamo una grande famiglia…».

Immagino che questa esperienza ti abbia portato a un livello ancora più alto…

«Certo, ho imparato e sto imparando tantissimo…».

In quanti siete esattamente?

«Le coreografie di “Flying Bach” sono state pensate per sette b-boy, a cui, come sai, per la danza classica, si aggiunge Virginia. La crew comunque conta 35-40 ballerini».

Quante ore di prove servono per portare sul palco uno show come “Flying Bach”?

«Nel momento in cui ti ritrovi a lavorare a un nuovo show, le prove possono durare anche un anno, per otto-nove ore al giorno. In questo caso, visto che lo spettacolo è in giro da un po', si concentrano nei mesi e nelle settimane precedenti alle performance…».

So che sei nato a Città del Capo…

«Ho vissuto in Sudafrica fino all’età di quattro anni, dopodiché la mia famiglia si è trasferita in Germania, nei pressi di Costanza, dove sono cresciuto…».

Immagino che la “colonna sonora della tua vita” sia a base di hip hop…

«Sì, di hip hop anni Novanta... Ma anche di funky: amo molto, ad esempio, le produzioni di Rufus & Chaka Khan».

E di Bach, non mi dici nulla?

«Devo confessarti che prima di lavorare a questo spettacolo non lo conoscevo, anche perché non ero mai entrato in contatto con la musica classica. Ora, grazie a questo show, mi sto avvicinando alla sua musica, alle sue composizioni... Sempre di più, devo dire…».

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