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CANTONERocco Hunt pronto per BorderLive

23.08.16 - 06:00
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il giovane rapper salernitano, che a inizio settembre sarà uno dei grandi protagonisti del BorderLive Festival di Chiasso.
Rocco Hunt pronto per BorderLive
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il giovane rapper salernitano, che a inizio settembre sarà uno dei grandi protagonisti del BorderLive Festival di Chiasso.

CHIASSO - Avremo modo di assistere allo show di Rocco Hunt il 3 settembre (compra i biglietti), giorno in cui su quel palco approderà anche l'amico e collega Clementino: «Ciò che succederà sarà una sorpresa anche per me», dice Rocco. Sicuramente, qualcosa accadrà: inevitabile, una versione live di “O' reggae de guagliune”, che i due hanno messo a punto e cantato insieme...

Rocco, partiamo da lontano, da lontano nel tempo... Raccontami la nascita di “Nu juorno buono”, la canzone che ti ha portato a trionfare a Sanremo 2014 nella sezione Nuove Proposte…

«È nata guardando e vivendo il disagio della mia terra, la “terra dei fuochi”». 

Un'area della Campania afflitta da rifiuti tossici che sono la causa dell'alto numero di casi di tumore nella popolazione, in particolare nei bambini. A due anni e mezzo dalla realizzazione del tuo brano, qualcosa sta cambiando oppure è ancora tutto fermo?

«Fondamentalmente, io ho scritto una canzone con l’intento di sensibilizzare chi conta. La musica, però, purtroppo, si ferma lì. È chiaro che concretamente servirebbe un grande aiuto dagli “organi alti”».

Ora raccontami di “Wake Up”, con cui a Sanremo quest’anno ti sei guadagnato un ottimo nono posto.

«Anche questo è un brano di denuncia, che si focalizza su un altro grosso problema che attanaglia l'Italia (e non solo): il lavoro».

A proposito, se tu non fossi riuscito a sfondare nella musica, cosa avresti fatto nella vita? Avevi un piano B?

«Immagino che avrei continuato a lavorare in pescheria…». 

Cosa vuoi dirmi di “Se mi chiami”, il brano che hai messo a punto con Neffa?

«Racconta di un amore a distanza, che ho vissuto in prima persona. La canzone ha incominciato a prendere forma a Bologna, subito dopo l’incontro con lui, che inizialmente ha creato la linea melodica del ritornello. In un secondo tempo, insieme, abbiamo lavorato al bridge».

Perché Hunt?

«Viene dal mondo dei graffiti, quando alle scuole medie iniziai a frequentare l’universo hip hop e scelsi Hunt come alter ego».

Eri bravo con i graffiti?

«No, direi proprio di no, per questo motivo ho cambiato indirizzo… (ride)». 

Che rapporto hai con la Svizzera, con la Svizzera italiana, in particolare?

«Ho avuto la fortuna di esibirmi tante volte alle vostre latitudini e devo dire che in ogni occasione mi è stata riservata un’accoglienza straordinaria. Oltre a tutto questo, che non è poco, sento la Svizzera italiana molto vicino anche per il fatto che ha sempre ospitato, e ospita tuttora, molti miei conterranei che per le poche opportunità di lavoro hanno dovuto lasciare il paese di origine».

Con quale musica sei cresciuto?

«Da bambino, anche perché mio padre ha fatto lo speaker in una radio locale, ho seguito da vicino i cantanti e i cantautori napoletani. Attorno ai dieci anni, poi, ho scoperto l’hip hop con i Co’Sang...».

Hai ripreso “Tu vuò fa l’americano” di Renato Carosone… Immagino tu abbia avuto modo di ascoltare il Maestro grazie a tuo padre, mi sbaglio?

«L’ho scoperto anche grazie a lui, certo, ma Carosone, devo dire, è parte di tutti noi: qui le sue canzoni vengono insegnate a scuola!». 

Info: borderlive.ch

Prevendita: biglietteria.ch



 

 

 

 


 

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