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SVIZZERAIl settore orologiero naviga a vista

23.11.15 - 12:31
Al momento non si vedono segnali di miglioramento per quanto riguarda gli impieghi
Il settore orologiero naviga a vista
Al momento non si vedono segnali di miglioramento per quanto riguarda gli impieghi

BERNA - In questa stagione autunnale sull'orologeria si addensano le nubi: si vanno accentuando gli annunci di licenziamenti e gli analisti del settore, senza tuttavia cedere al panico, non vedono all'orizzonte segnali di un miglioramento.

L'inquietudine, già palpabile in giugno, è andata confermandosi dopo la pausa estiva: se per il momento i grandi gruppi non hanno annunciato licenziamenti in massa, diversi subappaltatori hanno proceduto a ridurre il personale. Nel solo mese di novembre, ad esempio, nel cantone di Neuchâtel sono stati resi noti un centinaio di soppressioni di impieghi.

In maggio Ulysse Nardin ha licenziato 26 dei 320 collaboratori a La Chaux-de-Fonds e Le Locle (NE). Lo stesso mese Bulgari progettava di rilocalizzare a Sentier (VD) uno dei suoi due siti di La Chaux-de-Fonds (una ventina di impiegati) che produce componenti per movimenti meccanici del marchio italiano. Il fabbricante di movimenti al quarzo IsaSwiss alle Brenets (NE) voleva chiudere l'atelier di Martigny (VS) per centralizzarsi nel cantone di Neuchâtel. Licenziamenti ci sono stati anche in giugno presso Christophe Claret di Le Locle (20 su 100 dipendenti), mentre a settembre il gruppo industriale biennese Cendres+Métaux ha licenziato 18 persone su un effettivo di 340. A ottobre Parmigiani ha licenziato 17 dei suoi 100 salariati nel sito di Fleurier (NE). A novembre altri annunci di licenziamenti.

La federazione dell'industria orologiera svizzera (FH) la settimana scorsa ha annunciato un marcato calo (-12,3%) delle esportazioni in ottobre (per il quarto mese quest'anno). Per alcuni esperti del settore ciò è dovuto all'abbandono del tasso minimo di cambio euro/franco deciso dalla Banca nazionale svizzera, che appesantisce le esportazioni sui mercati più importanti, quali Hong Kong (20% del fatturato nel 2014) e Stati Uniti. Ne è convinto René Weber, analista presso la banca Vontobel.

Pesano anche la crisi in Ucraina e il crollo del rublo in Russia, così come la complessa situazione nel Medio Oriente e la campagna di lotta alla corruzione in Cina. "C'era da attendersi un calo della produzione, ma non bisogna rassegnarsi", afferma François Matile, segretario generale della Convenzione padronale orologiera svizzera (CP).

Le misure di disoccupazione prese all'inizio dell'anno non sembrano bastare. "Sono soprattutto i subappaltatori a soffrire, come capita sempre quando vi è una contrazione, i marchi sono più prudenti negli acquisti", dichiara Jean-Daniel Pasche, presidente di FH. Tuttavia il settore impiega attualmente circa 60 mila persone in Svizzera, una cosa mai vista dalla metà degli anni '70, ossia prima della crisi dovuta alla concorrenza del quarzo.

Un surriscaldamento? "Chiaramente no. Vi è stato un aumento degli effettivi, ma non un forte aumento di pezzi prodotti. Direi piuttosto che si tratta di ottimizzazione della produzione: le aziende si rivolgono sempre più a personale qualificato, ben formato", dice François Matile.

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