Un giro a Ikea può essere stressante per una relazione. Acquistando mobili possono emergere i peggiori conflitti
LUGANO - Un tempo i negozi di arredamento erano diversi: ci si andava in poche e speciali occasioni, il momento era solenne e il venditore fungeva un po’ da consulente e un po’ da terapista di coppia. Alla fine ne uscivi che avevi arredato tutta casa. Oggi, invece, si va a Ikea. Tutto costa meno, ci si va nei weekend di brutto tempo, ci si va per “fare un giro”. L’arredamento è diventata un’attività più frequente e incontrollata, diremmo quasi selvaggia.
Mappa degli incubi - Ma attenzione. "Questo negozio è letteralmente la mappa degli incubi di coppia", avverte lo psicologo Ramani Durvasula dell’Università di Los Angeles dalle pagine del Wall Street Journal. Un percorso che inizia dai divani: "Come diavolo può piacerti quello?". In cucina, poi, emergono le disparità. "Ti piace quella? E quando mai avresti cucinato?". Poi i letti. "Vorresti che facessimo l’amore dentro quel coso?". E, viva la consecutio temporum, l’angolo bambini, con tutta una nuova serie di possibili temi di discussione.
Il montaggio - Tutto qui? No! Anche a casa c’è il suo bel da litigare. Alzi la mano chi non discute su cosa si fa prima: disfare la spesa o montare il tavolo nuovo. Ed eccoci, appunto, al montaggio. Chi prende le redini? Sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, lo psicologo Scoot Stanley spiega che solitamente è solo uno dei partner a condurre le operazioni. In alcune coppie questa divisione dei ruoli è pacifica. In altre non lo è per niente.
Il divorziatore - Poi, ovvio, dipende dal mobile. Mettere assieme un tavolino Nornäs è poco stressante. Ma fare una parete con una libreria Liatorp può diventare un cataclisma. Il dottor Durvasula definisce questo mobile, addirittura, un "divorziatore". Anche perché è comune, quando il montaggio non procede come previsto, proiettare questa frustrazione edile sul partner.