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STATI UNITILagarde: "Il mondo rallenta"

30.09.15 - 20:24
La prospettiva di un aumento dei tassi di interesse negli Usa e il rallentamento della Cina contribuiscono all'incertezza e a una elevata volatilità di mercato
Lagarde: "Il mondo rallenta"
La prospettiva di un aumento dei tassi di interesse negli Usa e il rallentamento della Cina contribuiscono all'incertezza e a una elevata volatilità di mercato

NEW YORK - L'inflazione accelera in Italia a settembre, ma lo 0,3% del Paese non impedisce all'Eurozona di tornare a flirtare pericolosamente con la deflazione. Il primo ritorno sottozero in sei mesi accende i timori della Bce, mentre il direttore generale dell'Fmi Christine Lagarde avverte che il mondo sta rallentando e spiega che la prospettiva di un aumento dei tassi di interesse negli Usa e il rallentamento della Cina contribuiscono all'incertezza e a una elevata volatilità di mercato. Tesi, questa, che viene per altro confermata dagli analisti secondo i quali le piazze finanziarie globali hanno bruciato 11.000 miliardi di dollari in tre mesi: il trimestre peggiore dal 2011.

In Italia l'Istituto di statistica nazionale (Istat) segnala "un lieve rialzo" dei prezzi dal +0,2% di agosto, imputabile agli alimentari e ai trasporti (ma su mese è -0,1%). Il 'carrello della spesa' di Istat segna +1,3% su anno, in netta accelerazione dal +0,7% di agosto.

Numeri che piacciono al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan: "va nella giusta direzione. Un po' più di inflazione sarebbe utile non solo a noi ma a tutti. Il mondo è lì lì con deflazione e questo non è bene". Eurostat, invece, fotografa una ricaduta sottozero del carovita per i Diciannove: -0,1% a settembre dal +0,1% di agosto, con una stangata in particolare nell'energia (-8,9% i prezzi del settore) dovuta al petrolio a basso costo: escludendo l'energia, i prezzi sono in aumento dell'1%. Ma Paesi come Spagna e Grecia sono da mesi in piena e conclamata deflazione.

I dati europei, preliminari, mettono in una difficile posizione la Bce di Mario Draghi, il cui primo compito è riportare i prezzi verso la stabilità, vale a dire vicino a un tasso d'incremento annuo del 2%, per evitare una spirale di prezzi negativi, investimenti al palo e consumi stagnanti. Il QE, gli acquisti di titoli di Stato al ritmo di 60 miliardi l'anno annunciati all'inizio del 2015, a sei mesi dalla partenza non sta aiutando efficacemente i prezzi a risalire.

Per qualcuno è il sintomo che, per quanto la banca centrale si sforzi con tassi a zero e creando denaro fresco, non riesce più a influenzare la domanda. I detrattori del QE possono sostenere che la ricetta non funziona.

D'altro canto, i dati di oggi remano contro un critico eccellente delle scelte di Draghi, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, convinto che Francoforte dovrebbe ignorare le fluttuazioni volatili delle materie prime. Dando ragione a Draghi, e altre 'colombe' nel consiglio Bce, che hanno segnalato la possibilità di rilanciare energicamente, o prolungare il QE, se necessario per evitare una deflazione. Due terzi degli economisti, da un sondaggio dell'agenzia Bloomberg, propendono per un rilancio del QE entro fine anno. Standard & Poor's vede un rischio concreto di deflazione. E propende per un'estensione del QE, attualmente previsto fino a settembre 2016, "molto probabilmente fino a metà 2018": lo stimolo monetario balzerebbe a 2.400 miliardi.

Le decisioni della Bce non potranno comunque non tener conto delle evoluzioni della crescita globale "deludente e incerta", a detta della Lagarde, e con un'economia mondiale che rallenta. La crescita quest'anno, ha messo in guardia la numero uno del Fondo Monetario, sarà più debole del 2014, "con una modesta accelerazione nel 2016".

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