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CINA/INDIACina e India si scambiano piacevolezze ma...

14.05.15 - 19:40
Una vera collaborazione rimane un sogno per il futuro
Cina e India si scambiano piacevolezze ma...
Una vera collaborazione rimane un sogno per il futuro

PECHINO - Cina e India si scambiano piacevolezze ma una vera e profonda collaborazione tra le due potenze asiatiche rimane un sogno per il futuro.

Il presidente cinese Xi Jinping e il premier indiano Narendra Modi, che si sono incontrati oggi a Xìan, la città dei guerrieri di terracotta nel nord della Cina, sono considerati i leader più "forti" che i due Paesi abbiano prodotto negli ultimi decenni. L'uno e l'altro si considerano dei "modernizzatori".

Il tentativo di costruire tra di loro una relazione personale solida è stato sancito dalla visita di Xi Jinping nel Gujarat, la regione della quale è originario Modi (quattro mesi fa, nel corso del suo viaggio ufficiale in India) e confermato dalla presenza di Modi a Xìan, patria della famiglia del leader cinese.

Modi è il primo leader straniero ad essere ricevuto in un luogo diverso dai tradizionali palazzi del potere di Pechino. Il suo corteo, pur sotto lo stretto controllo dei servizi di sicurezza, è stato salutato da migliaia di persone festanti lungo i 25 chilometri che separano il centro di Xìan dal museo che ospita i guerrieri.

Sul fatto che le due potenze potrebbero trarre significativi vantaggi da una relazione costruttiva, i dubbi sono pochi. Pechino, la cui economia è in frenata ma che ha una dote di riserve in valuta pesante stimate in quattro trilioni di dollari, potrebbe investire nel miglioramento delle deboli infrastrutture del vicino. A sua volta, il "dragone" cinese potrebbe avere dall'"elefante" indiano delle lezioni preziose sul modo di sviluppare il proprio "soft power", come ha dimostrato lo stesso Modi aprendo una sua pagina su "weibo", il twitter cinese, pochi giorni prima di partire per la Cina. Inoltre, l'India potrebbe essere un importante mercato per l'industria manifatturiera cinese, malata cronica di sovrapproduzione.

Ma la realtà, come ha scritto sul quotidiano "The Hindu" l'ex ambasciatrice indiana a Pechino Nirupama Rao, è che i rapporti tra le due potenze "sono caratterizzati da un basso livello di fiducia reciproca". L'agenzia ufficiale di Pechino, Nuova Cina, le ha fatto eco, ricordando che "negli ultimi decenni c'è stata sfiducia" tra i due Paesi, col risultato di relazioni tese e anche di un confronto militare, nel 1962.

Per Rao, "il gorilla nella stanza" dei colloqui tra i due leader è la definizione delle frontiere, problema alla base del breve ma sanguinoso conflitto che India e Cina hanno combattuto 53 anni fa. Nonostante le affermazioni di buona volontà - ultima quella del premier cinese Li Keqiang, che ha dichiarato ad un giornale indiano che la soluzione del problema è una "responsabilità storica" dei due governi - e 18 sessioni di incontri, su questo punto non sono stati fatti passi in avanti.

L'India ha aderito alla Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib) lanciata da Pechino per rafforzare la sua presenza in Asia ed in Europa ma continua a guardare con sospetto alla "cintura" di alleati che Pechino le sta costruendo intorno intervenendo con massicci aiuti economici in Paesi di tradizionale influenza indiana, come lo Sri Lanka, il Nepal ed il Bangladesh. E New Delhi risponde rafforzando i suoi legami economici e militari con Giappone e Vietnam - i rivali di Pechino nella regione - e corteggiandone altri come la Birmania in tandem con gli Stati Uniti. Difficile, per il momento, che le due potenze "parlino con una sola voce", come si è augurato Xi Jinping accogliendo l'ospite indiano.

Dopo Xìan Modi, che è accompagnato da una folta delegazione di imprenditori e funzionari dei governi provinciali, visiterà Shanghai e Pechino prima di rientrare in India.

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