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SVIZZERACommercio al dettaglio, la cifra d'affari cala del 2,7%

17.04.15 - 09:30
In termini nominali il calo nel mese d febbraio è del 4,4%
Commercio al dettaglio, la cifra d'affari cala del 2,7%
In termini nominali il calo nel mese d febbraio è del 4,4%

NEUCHATEL - Netto colpo di freno delle vendite nei negozi svizzeri in febbraio: rispetto allo stesso mese del 2014 il giro d'affari del commercio al dettaglio è diminuito del 2,7% in termini reali. A livello nominale, vale a dire senza l'effetto delle correzioni apportate per compensare i diversi giorni di vendita e le festività, la flessione è stata del 4,1%, comunica oggi l'Ufficio federale di statistica (UST). Nel confronto con gennaio si è assistito a una contrazione dell'1,2% reale e del 2,1% nominale.

L'UST non mette in esplicita relazione questi dati con il rafforzamento del franco. Ma la flessione insolitamente marcata interviene nel mese successivo all'abolizione del cambio minimo euro/franco: la mossa della Banca nazionale risale infatti al 15 gennaio e la nuova realtà creatasi ha favorito il turismo degli acquisti oltre frontiera. Il giro d'affari era peraltro già calato dello 0,3% in gennaio.

Era dal 2003 che il commercio al dettaglio non subiva un arretramento annuo così marcato. Klaus Abberger, economista presso il Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo (KOF), afferma di non voler ancora eccedere nelle interpretazioni: ma a suo avviso è chiaro che sono all'opera fattori economici che premono in negativo sulle vendite.

Il franco forte - spiega - rende più attraenti le compere all'estero e le discussioni sulla tenuta dell'economia e dei posti di lavoro rende più insicuri i consumatori, spingendoli alla cautela. Un altro fattore da considerare, secondo Abberger, sono i prezzi in calo: diversi negozianti hanno infatti reagito con sconti alla pressione dovuta alla fine del cambio minimo.

Per Adrian Wyss, direttore della Swiss Retail Federation, l'organizzazione dei commercianti, il problema è proprio il franco forte. "I consumatori elvetici vanno oltre frontiera, specialmente per i grandi acquisti del sabato", si rammarica.

I venditori svizzeri risultano penalizzati dagli orari restrittivi dei negozi. Inoltre all'estero i parcheggi sono gratis, mentre in Svizzera costano molto. "Le condizioni quadro devono cambiare", sostiene Wyss. A suo avviso il settore ha reagito rapidamente allo shock e sarà in grado di sopportare il colpo, ma la tendenza di fondo dà da pensare. Tanto più che in gioco vi sono impieghi, posti di formazione e anche entrate IVA per lo stato.

Orientata più alla cautela è la reazione della Comunità d'interessi del commercio al dettaglio svizzero, associazione che riunisce i grandi distributori. È vero che il contesto si è fatto più duro, ma il periodo di osservazione è ancora troppo corto per poter trarre delle conclusioni definitive, viene fatto notare.

Tornando ai dati appena pubblicati e scendendo nei dettagli al netto dei carburanti il fatturato in febbraio è arretrato - in confronto a dodici mesi prima - del 2,4% tenuto conto delle correzioni dei giorni, mentre a livello nominale si è contratto del 3,5%. La diminuzione ha interessato sia il comparto alimenti, bevande e tabacco (-1,0% in termini reali, -1,1% nominale), sia quello non alimentare (-3,7%). A livello nominale le variazioni sono rispettivamente del -1,2% e del -5,7%.

Paragonato a gennaio l'insieme del commercio al dettaglio senza carburanti è risultato in calo dello 0,9% (-1,9% nominale), con gli alimentari a -1,7% (-2,4%) e il settore non alimentare a -0,9% (-1,5%).

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