Cerca e trova immobili

FRANCIAL'accordo Svizzera-Italia è "un cambio di paradigma cruciale"

25.02.15 - 13:35
L'Ocse plaude alla firma di lunedì
Foto Ti-Press Gabriele Putzu
L'accordo Svizzera-Italia è "un cambio di paradigma cruciale"
L'Ocse plaude alla firma di lunedì

PARIGI - Accordi come quello sottoscritto tra Italia e Svizzera provano che in materia di lotta all'evasione fiscale c'è stato un "cambio di paradigma cruciale" a livello globale, con un impegno comune sulla trasparenza che sancisce di fatto "la fine del segreto bancario". Per questo, spiega all'ANSA il direttore del centro per le politiche fiscali Ocse Pascal Saint-Amans, non c'è da temere i capitali nascosti finiscano per essere spostati altrove invece di emergere.

Intanto, è attesa per domani la firma di un'intesa analoga tra Italia e Liechtenstein, per lo scambio di informazioni fiscali in liena con gli standard Ocse, che sarà sottoscritto dal ministro dell'Economia italiano Pier Carlo Padoan e dal Primo ministro del principato Adrian Hasler.

"A novembre, a Berlino, praticamente tutti i Paesi hanno firmato l'accordo per lo scambio automatico di informazioni" in materia fiscale entro il 2017-2018 sotto l'egida di Ocse e G20, ricorda Saint-Amans. Non solo "parole in aria", ma un impegno concreto "per la multilateralizzazione dello standard" di trasparenza su beni e capitali, la cui importanza sta proprio nel fatto che tutti hanno aderito. "È quello che si chiama 'leveling the playing field', creare regole del gioco omogenee - sintetizza l'esperto Ocse - così non si rischia più che, per esempio, se si sottoscrive un accordo con la Svizzera il denaro scappi a Singapore o a Hong Kong, perché anche Singapore e Hong Kong hanno firmato per lo scambio automatico".

L'eccezione in questo scenario è rappresentata da Panama, "l'unica vera piazza finanziaria che non ha sottoscritto l'accordo. È una situazione problematica, su cui è probabile che si vada verso delle misure di ritorsione da parte del G20, dato che c'è un rischio sistemico sui capitali". Gli altri Paesi non aderenti all'accordo di Berlino, precisa Saint-Amans, sono attori "aneddotici" nel sistema finanziario globale, il Bahrein, le isole Cook e Vanuatu, "legislazioni verso cui non prevediamo un afflusso in massa di capitali, non pare probabile".

Per tutti gli altri Paesi, il passaggio allo scambio automatico delle informazioni in materia fiscale arriverà al più tardi nel 2018. "Non siamo così ingenui, sappiamo che i Paesi a volte prendono impegni ma poi non procedono - dice ancora - per questo l'accordo prevede un sistema di verifica da parte dei pari. Se un Paese non procede con l'applicazione, c'è una segnalazione al G20, che può prendere provvedimenti". Tra questi, "l'inserimento del Paese in liste delle legislazioni a rischio, dei sistemi di prelievo alla fonte per i capitali in transito verso quella destinazione, e il cosiddetto 'name and shame', l'indicazione di quel Paese come 'non pulito', in cui si scoraggiano i propri investitori ad andare".

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE