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BERNAFranco forte, dal Governo nessun programma di rilancio

21.01.15 - 14:21
"Nessuno può predire quanto durerà la sopravvalutazione del franco", ha rilevato Schneider-Ammann
tipress
Franco forte, dal Governo nessun programma di rilancio
"Nessuno può predire quanto durerà la sopravvalutazione del franco", ha rilevato Schneider-Ammann

BERNA -  Per il momento non è previsto nessun programma congiunturale per dinamizzare l'economia svizzera. Lo ha indicato oggi in conferenza stampa a Berna il consigliere federale Johann Schneider-Ammann, precisando che un intervento di questo tipo potrebbe essere deciso solo nel caso in cui la Svizzera dovesse avvicinarsi alla recessione.

Il presidente della Banca nazionale svizzera (BNS), Thomas Jordan, ha nuovamente spiegato stamane al governo le ragioni che hanno spinto l'istituto ad abbandonare il tasso di cambio minimo con l'euro, ha precisato il ministro dell'economia. La situazione è difficile, "ma il governo rispetta la decisione della BNS e ribadisce la fiducia nei suoi dirigenti".

L'intervento della BNS ha provocato un balzo del corso del franco nei confronti della moneta unica europea e ha scatenato una serie di incertezze sul valore della divisa elvetica. "Nessuno può predire quanto durerà la sopravvalutazione del franco", ha rilevato Schneider-Ammann, garantendo che il Consiglio federale seguirà da vicino l'evolversi della situazione.

Una cosa è certa, i costi di produzione in Svizzera sono cresciuti nettamente e la sicurezza pianificatoria è diminuita. Se questa situazione dovesse durare a lungo, la competitività di molte imprese peggiorerà, in particolare nel settore turistico e fra le aziende esportatrici, senza dimenticare il commercio al dettaglio. Secondo il ministro bisogna fare il possibile per evitare una deindustrializzazione della Svizzera.

Brunetti: "Niente reazioni precipitose" - Aymo Brunetti mette in guardia il mondo politico da reazioni affrettate, quali le sovvenzioni all'esportazione, per far fronte all'apprezzamento del franco dopo la decisione della Banca nazionale (BNS) di abolire la soglia minima franco-euro. Secondo il professore di economia, la questione principale in materia di politica economica resta l'evoluzione degli accordi bilaterali tra la Svizzera e l'Unione europea (Ue).

In un'intervista pubblicata oggi dalla "Neue Zürcher Zeitung", l'ex capo economista della Segreteria di Stato dell'economia (SECO) invita i politici a guardare oltre la decisione della BNS. A suo avviso, non serve a nulla speculare se si sia trattato o no di un buon provvedimento. Un dietrofront non è possibile.

Brunetti ammette che nel caso in cui l'euro si mantenesse in parità con il franco, la situazione economica peggiorerebbe. Qualora la moneta unica europea dovesse scendere sotto questa soglia, il professore di economia non esclude "una recessione".

Per Brunetti, tuttavia, la politica economica deve concentrarsi sulla crescita a medio e lungo termine. Soltanto la Banca nazionale è in grado di rispondere ai "colpi estremi" portati alla valuta elvetica e l'istituto di emissione resterà attivo in questo ambito anche in futuro.

Contrario a sovvenzioni - A suo avviso, i programmi volti a concedere sovvenzioni all'economia devono essere evitati. Gli esportatori e il settore del turismo in particolare non potranno sfuggire agli aggiustamenti necessari per far fronte a un franco forte e volatile.

I programmi congiunturali hanno senso soltanto in una fase di grave recessione. "Siamo ben lontani da una situazione simile. Le discussioni a questo proposito sono premature", aggiunge Brunetti.

Tra i segnali positivi, il professore evoca in particolare il dollaro che è di nuovo attrattivo. Inoltre, la zona euro dà i primi cenni di un miglioramento congiunturale. Anche l'abbassamento del prezzo del petrolio costituisce una sorta di programma di riduzione dei costi.

"In materia di politica economica, la questione numero uno resta il proseguimento degli accordi bilaterali tra la Svizzera e l'Ue", sottolinea Brunetti. A suo avviso, la priorità va data al mantenimento dei bilaterali anche nell'attuazione dell'iniziativa "Contro l'immigrazione di massa". L'abbandono dei bilaterali sarebbe "un disastro".

Ats

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