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ZURIGOE se il franco si slegasse dall'euro?

21.12.14 - 16:03
La decisione di ricorrere ai tassi d'interesse negativi suscita reazioni contrastanti e dubbi sulla politica della BNS: "Per i piccoli risparmiatori l'ipoteca rischia di diventare più cara"
E se il franco si slegasse dall'euro?
La decisione di ricorrere ai tassi d'interesse negativi suscita reazioni contrastanti e dubbi sulla politica della BNS: "Per i piccoli risparmiatori l'ipoteca rischia di diventare più cara"

BERNA - Ha veramente senso legarsi all'euro? Dopo l'annuncio del ricorso ai tassi d'interesse negativi da parte della Banca nazionale svizzera (BNS) si accende con nuova intensità il dibattito sulla soglia minima di cambio fra la moneta europea e il franco: diversi esperti esprimono dubbi sulla sua efficacia e soprattutto sulla sua durata, paventando rischi non indifferenti per l'intera economia. Nel frattempo i piccoli risparmiatori non devono sperare di poter trarre vantaggio dalla situazione: le ipoteche rischiano al contrario di diventare più care.

"Cambio minimo? Non serve a nulla" - Ad aprire il fuoco è stato ieri Kurt Schiltknecht, ex capoeconomista della BNS, che non considera di per sé sbagliata l'ultima mossa dell'istituto: "ma non serve a nulla", aggiunge ai microfoni della radio SRF. "A volte la Banca nazionale fa anche qualcosa per il loggione, in modo che la gente sia contenta".

"A farne le spese sono i risparmiatori" - Il problema di fondo è il fatto che le banche centrali di Usa, Giappone ed Europa hanno inondato il mercato di denaro. A farne le spese sono i risparmiatori: "ciò è ingiusto e asociale", sostiene Schiltknecht, mentre gli stati sono entusiasti, perché possono temporaneamente limitare i loro problemi di indebitamento.

"La BNS potrebbe non essere più in grado di difendere il cambio minimo" - Secondo l'economista, più a lungo dura il cambio minimo di 1,20 franchi - introdotto il 6 settembre 2011 - maggiore diventa il rischio che la BNS non sia più in grado di difenderlo. A suo avviso il limite dovrebbe quindi essere lasciato cadere, magari abbassandolo a 1,10. Potrebbe inoltre aiutare legare il franco a una moneta forte: l'euro non è tale e non lo diventerà presto. Il problema del franco forte durerà inoltre ancora anni, visto che in Europa non vi sono segnali che facciano pensare che verrà affrontata veramente la crisi.

"Il cambio minimo sta durando troppo" - Anche il finanziere Martin Ebner ritiene sbagliato legare il franco alla moneta più debole. La soglia minima - spiega Ebner in un'intervista alla "Schweiz am Sonntag" - poteva avere un senso quando si è toccata la parità fra franco ed euro, "ma ora sta durando troppo", perché la dipendenza della Svizzera dalle esportazioni viene sopravvalutata.

"Troppe aziende stanno vivendo una "falsa sicurezza"" -  Secondo Ebner la revoca della misura è ineludibile. Nel breve periodo aumenterebbe la disoccupazione e finirebbe sotto pressione anche il mercato delle abitazioni in proprietà. Ma sul lungo periodo si rivelerebbe la decisione giusta. Troppe aziende si trovano oggi in una situazione di falsa sicurezza. "Vi è inoltre e da domandarsi se la Svizzera deve importare ogni anno 100'000 lavoratori che poi finiscono soprattutto nell'amministrazione e nel settore sanitario". Per Ebner l'introduzione dei tassi negativi mostra come la BNS si sia messa in una situazione che non ha quasi via d'uscita. "Sta reagendo in un circolo vizioso".

Oswald Grübel: "Cambio minimo: un'idea balorda" - Ancora più critico l'ex numero uno di UBS e Credit Suisse Oswald Grübel, da sempre contrario alla politica del cambio minimo, "fin dal principio un'idea balorda" (Schnapsidee), come scrive nel suo contributo settimanale per la "Schweiz am Sonntag". Oggi legare il franco all'euro è una mossa ancora peggiore, considerato che l'Eurozona vuole indebolire ulteriormente la sua moneta per spronare l'economia. "Ma chissà, se continueremo con veemenza questa politica potremo presto entrare nell'Eurozona", afferma Grübel.

"A perderci sono i risparmiatori" - Qualcuno deve comunque pagare il costo di questo orientamento: a farlo "siamo tutti noi che abbiamo risparmiato". "Due anni or sono - continua l'ex banchiere nato nella DDR - ci siamo tutti arrabbiati perché le perdite delle banche sono state socializzate. Oggi i guadagni realizzati delle aziende grazie alla politica dei cambi fissi vengono pagati da noi e nessuno sembra essere contrario". "A credere alle affermazioni della BNS, avremo il cambio fisso con l'euro finché morte non ci separa", ironizza Grübel, che quindi consiglia: "continuate a fare debiti".

"I tassi ipotecari potrebbero addirittura aumentare" - Chi ha un'ipoteca potrà perciò approfittare dei tassi negativi? No, è la risposta di Lorenz Heim, esperto di Hypothekenzentrum, in dichiarazioni rilasciate sempre alla "Schweiz am Sonntag". Il libor a tre mesi è effettivamente scivolato venerdì in territorio negativo, ma le banche si erano premunite: da tre anni nei contratti figura una soglia dello zero percento. Secondo Heim gli istituti vorranno inoltre aumentare i margini. "Prevedo quindi tendenzialmente tassi ipotecari addirittura in aumento".

Conti stipendio verso lo 0% - Sullo stesso domenicale un non meglio precisato capo delle finanze di una banca aggiunge che è solo una questione di tempo prima che i conti stipendio siano offerti a un tasso dello 0%. Questo mentre chi preleva più di quanto ha in conto è costretto a pagare un interesse che va sino al 12,5%: cifre che - spiega la "SonntagsZeitung" in un articolo dedicato al tema - gli istituti non sono intenzionati a ritoccare.

"Postfinace è l'istituto più colpito dalla politica dei tassi della BNS" - Il domenicale sostiene anche che i tassi negativi avranno un impatto importante su Postfinance. La società ha un profilo d'investimento conservativo ed è attraente per i piccoli risparmiatori: anche per questo negli ultimi anni ha visto aumentare fortemente il denaro della clientela. La "SonntagZeitung" ipotizza che dopo l'ultima mossa della BNS la filiale della Posta potrebbe però essere portata a diminuire ulteriormente i tassi offerti ai clienti, oppure che vedrà diminuire il suo risultato. "Postfinance è l'istituto più colpito dalla politica dei tassi della BNS", sostiene Maurice Pedergnana, professore di economia bancaria a Lucerna. "Il suo modello d'affari è fortemente sotto pressione".

ats

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