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LOCARNO“Ho mollato l’università per fare il calzolaio”

20.11.14 - 06:32
Calzolaio: una professione di nicchia che per sopravvivere richiede molta passione, la stessa che ha portato Gennaro a Locarno
“Ho mollato l’università per fare il calzolaio”
Calzolaio: una professione di nicchia che per sopravvivere richiede molta passione, la stessa che ha portato Gennaro a Locarno

LOCARNO - La cosa peggiore che potete fare a una scarpa? Metterla nelle mani del calzolaio sbagliato. Parola di Gennaro Zuppa che in barba a una professione sempre più minacciata dalla produzione industriale, ha inseguito la sua passione trasformandola in professione.

“Mio padre voleva andassi all’università ma non era per me. Certo, ho studiato, ho preso il diploma di ragioniere, ho dato sei esami a Biologia marina alla Facoltà Federico II di Napoli, ma le scarpe sono sempre state la mia passione. Ho letteralmente rubato il lavoro a mio padre guardandolo lavorare, poi ho fatto corsi, mi sono perfezionato e alla fine lui ha dovuto ammetterlo: l’allievo ha superato il maestro”.

Nato e cresciuto in Svizzera interna ma di origini italiane, Gennaro è tornato al suo paese per inseguire e concretizzare un sogno che la dura realtà ha però mandato in frantumi: “sono tornato in Svizzera per vari problemi legati al settore – ci spiega –  avevo una buona attività di seconda generazione e per colpa di qualche personaggio poco convincente del Sud Italia ho deciso di abbassare la saracinesca”. 

Piuttosto che pagare il pizzo, Gennaro ha chiuso baracca e se n’è andato. Oggi lavora a Locarno e con calma dispensa consigli a quanti affidano le proprie scarpe alle sue cure: “La gente quando vede uno giovane esercitare questa professione è un po’ titubante, ma è vero che gli anziani dovrebbero fare qualche corso di aggiornamento perché sono rimasti a come si facevano le scarpe 50 anni fa”. 

Però 50 anni fa le sapevano fare le scarpe o no?
"Sì certo, però anche in questo settore c’è chi sapeva fare le scarpe da militare e chi sapeva fare scarpe come questa, perché lavorava per  i signorotti di Napoli: queste sono scarpe fatte a mano nel 1977 da mio papà Zuppa Luigi, non c’è una cucitura, tutto cuoio, anche il tacco. Questa è una scarpa che per farla ci vogliono dai 5 ai  10 giorni e dura una vita".

Si dice che dalle scarpe si capiscano molte cose di una persona, tu cosa ne pensi?
"Per me non è vero: uno che c’ha una scarpa da mille franchi non è detto che sia uno ricco. Ho aggiustato scarpe da trenta franchi ad un dottore e scarpe da 1’200 di un cittadino comune, quello che è interessante sono le storie che ti raccontano".

Una che ti è rimasta impressa?
"Una signora della Valle Onsernone, mi ha portato un paio di scarpe “concissime”, di una trentina d’anni, “non posso buttarle”, mi dice, “mi ricordano troppe cose… “".

Dal Sud Italia al Ticino, due mondi completamente diversi…
"Il giorno e la notte. L’italiano è molto più patito per la scarpa, lo svizzero continua a comprare le scarpe in negozi che dovrebbero chiudere domani. Ma è il mercato. Io lavoro prevalentemente su scarpe in plastica perché qui l’80% delle calzature comprate è fatto di questo materiale. La filosofia della calzatura dovrebbe venire prima: comprati la maglietta a 10.- ma investi sulla scarpa".

Come faccio a sapere se la scarpa che sto pagando 600 franchi è una buona scarpa?
"Eh questa è una bella incognita, bisogna fidarsi del rivenditore. Un paio di scarpe da 350-400 franchi sono già delle buone scarpe, quello che è sempre importante è guardare se sotto è cuoio: oggi ci sono sempre più scarpe in plastica, materiale dannoso per il piede perché non lo fa respirare. Senza contare che stanno facendo le scarpe con lo scarto del petrolio, pellami plastificati… è un danno per il nostro piede che nemmeno immaginiamo".

Cosa mi dici della crema? C’è chi la usa per prendersi cura delle proprie scarpe in pelle, fa bene?
"Un calzolaio che ti dice di mettere la crema Nivea sulla scarpa è tutto fuorché un calzolaio, per me è un cialtrone. È una crema che contiene glicerina e la glicerina spacca le scarpe. Le rughette si possono mettere apposto con dei piccoli accorgimenti: ogni volta che le levi le pulisci con un panno di cotone e poi le riponi con un tendiscarpe, se non c’hai quello va bene anche la carta".

Tu ne crei?
"C’ho provato ma… il vero calzolaio è quello che fa le scarpe a mano. Un tempo era così, negli anni 50-60-70, quando non c’era ancora la produzione in massa, molte persone se le facevano fare a mano, i costi erano anche molto più bassi, dopo questo lavoro ha cominciato a scomparire. Quando vedi “scarpe fatte a mano per 200 franchi” è una bufala: per fare un paio di scarpe ci vogliono 30 ore, moltiplicale per il salario dell’artigiano e fanno già 3mila franchi. Solo di lavorazione. Poi c’è il materiale… Anche a dimezzare le ore e i costi non si arriva a quelle cifre. Ti pare?" 

Calzolai ci siete? La parola all’associazione di categoria:
«I tre apprendistati: calzolaio, calzolaio ortopedico e riparatore di calzature, sono professioni di nicchia - spiega Romeo Musio dell’Associazione Piede&Scarpa  - Chi ha più chance nel mercato del lavoro sono i calzolai ortopedici e infatti negli ultimi anni il numero di apprendisti in questo ramo sta aumentando. Anche se le cifre sono piuttosto contenute siamo soddisfatti dell’annata 2014 che conta una 20 di giovani che hanno scelto di formarsi in questo settore». Tra questi ci sono anche sei coraggiosi che stanno seguendo la formazione per diventare calzolai:

“Se è innovativo un calzolaio può creare il suo atelier. Certo la produzione industriale di “calzature usa e getta” gli renderà la vita difficile. Malgrado questa difficoltà un calzolaio può trovare lavoro in un negozio specializzato nella creazione di scarpe ortopediche”. 

Per tutte e tre le professioni al momento attuale non esiste la possibilità di formazione in Ticino.

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