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LUGANOTentazione start-up: ma solo una su dieci ce la fa

02.10.14 - 06:18
In tre anni, al Centro Promozione Start-Up, le richieste sono raddoppiate: ma a completare il percorso è solo il 10%. Ne parliamo con il coordinatore Roberto Poretti
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Tentazione start-up: ma solo una su dieci ce la fa
In tre anni, al Centro Promozione Start-Up, le richieste sono raddoppiate: ma a completare il percorso è solo il 10%. Ne parliamo con il coordinatore Roberto Poretti

LUGANO - A volte è solo emulazione: desiderio di non essere da meno, voglia di intraprendere una strada diventata ormai di moda. Altre è necessità, mancanza di alternativa: il coraggio di lanciarsi nell’impresa giunge in sfida a un improvviso stato di disoccupazione. I numeri sono in netta crescita, anche in Ticino. Nel 2004, quando inaugurò il servizio, il Centro Promozione Start-Up ricevette 27 domande appena. All’epoca erano già tante; oggi sono poco più di niente, al confronto con le 92 del 2013. In dieci anni, l’incremento non è stato graduale: il boom è cominciato nel 2011, complice la seduzione delle nuove tecnologie. La voglia di mostrarsi innovativi, la tentazione di creare qualcosa di lodevole riguarda sempre più persone, giovani in prevalenza: al punto che i guru della Silicon Valley hanno deciso di mettere a disposizione online venti lezioni su come avviare una start-up. "Buona idea - riflette il coordinatore  del Centro Promozione Start-Up Roberto Poretti – Però…".

Poretti, scettico?
"L’idea sicuramente è interessante, ma attenzione. Lo stesso Sam Altman dice che ogni impresa ha una propria storia personale, ma un 30% è in comune: e il corso vuole insegnare quel 30%. Vuol dire che c’è un 70%, fra capacità imprenditoriale, nozioni, intuizioni individuali, che non può essere appreso. Sicuramente venire in contatto, anche solo tramite il web, con personalità di spicco altrimenti inaccessibili è una grande opportunità: ma non si diventa imprenditori sui banchi".  

Come si fa?
"Diciamolo con una metafora: bisogna mettere le mani in pasta. Tutto dipende dal progetto, dal mercato, dalla concorrenza, dal team. C’è un percorso da seguire prima di capire se il prodotto può funzionare".

Voi come selezionate le vostre imprese?
"Abbiamo quattro criteri di valutazione: innovazione, esistenza di un mercato, competenze del team e business approach, cioè il business plan e il business model: in modo in cui si vuole realizzare l’idea. Da noi arriva sia chi ha soltanto un’idea, sia chi ha già un proprio business plan. Si compila la candidatura sul sito web, che poi giunge sul mio tavolo. Qui c’è la prima grossa scrematura".

Quante ne elimina?
"Direi un 50%. Abbiamo dei target. Si privilegiano i laureati Usi, i diplomati Supsi, i laureati di Politecnici, Università e Sup svizzere che vogliono fare impresa in Ticino e i ticinesi che vogliono rientrare dall’estero: ma non abbiamo preclusioni circa il promotore quando l’idea è meritevole, il progetto particolarmente innovativo e interessante per il Cantone dal  punto di vista economico e occupazionale. Non è neppure necessario essere laureati".

Al restante 50% cosa accade?
"Viene affidato a un coach, per valutare nel dettaglio se l’idea è sufficientemente innovativa e fattibile. Se il parere è favorevole, si continua con dei corsi specifici. Mettiamo anche a disposizione spazi e strumenti per aiutare a sviluppare l’idea".

Quanti ce la fanno?
"Solo il 10%. Infatti, dopo la valutazione del coach, chi passa alla fase di pre-incubazione rappresenta solo il 30% dei richiedenti. La pre-incubazione è destinata a preparare un business plan il più robusto possibile e alcuni non ce la fanno. Chi arriva in fondo al percorso e riesce ad avviare una start-up rappresenta il 10% dei candidati".

Numeri?
"Dal 2004 alla fine del 2013 le richieste sono state 485. Cinquanta quelle che sono state considerate meritevoli di sostegno da parte della nostra Commissione esperti. La percentuale può sembrare bassa, ma significa che l’aspettativa di vita di una nostra start-up, così severamente selezionata, è alta. L’ottanta per cento di queste 50 esiste ancora. Dopo tre anni nell’incubatore d’impresa, alcune anche prima, sono di regola in grado di muoversi con le loro gambe. Noi garantiamo supporto anche oltre i tre anni, se lo richiedono".

Oggi quante ne incubate?
"Una ventina".

Il numero sembra tradire una voglia di start-up sempre maggiore.
"È vero, le richieste sono assolutamente in incremento. Nel 2004 erano 27, nel 2013 sono state 92. L’impennata si è registrata negli ultimi tra anni: nel 2010 erano 42".

Come se lo spiega?
"La propensione a mettersi in proprio è aumentata per due motivi: da un lato si è creata una moda, dall’altro si è fatta di necessità virtù. Chi non trova altro lavoro va a rispolverare magari un progetto che coltivava da tempo, ma che non aveva mai avuto il modo o il tempo di realizzare. Tanti vengono da noi e ci parlano di un’idea che tenevano nel cassetto da anni".

Davanti a ciò, come reagite?
"Abbiamo dovuto aumentare il numero di coach, per esempio. Oggi ne abbiamo una dozzina in Ticino e facciamo ricorso anche a esperti oltre Gottardo".

Moda e mancanza di alternative non sono motivazioni troppo deboli, che rischiano di soccombere in un mercato già abbastanza saturo?
"Non dipende dai numeri, ma dai settori. Più l’idea è innovativa, più si hanno probabilità di farcela".

Quali sono i settori che promettono meglio?
"Oggi la maggioranza dei progetti riguarda nuovi software, nuove applicazioni per l’iPhone, nuovi network. Ma abbiamo anche diversi progetti di tecnologia medica e nel campo biomedico".

Le candidature per la prima StartCup Ticino si sono appena chiuse: com’è andata?
"Oltre le aspettative. Abbiamo ricevuto 73 candidature, 60 delle quali in possesso di tutti i requisiti. E quelle incubate da noi sono una minoranza. È la migliore dimostrazione del successo di questa competizione. Come Centro Promozione Start-Up, avevamo due obiettivi. Far emergere le nuove idee e dar loro visibilità. Ci stiamo riuscendo. La maggior parte dei progetti sono a noi sconosciuti e, da un sommario esame, di qualità elevata".

Non trova che il Ticino sia un po’ indietro rispetto ad altre realtà?
"Intendiamoci: il Ticino non potrà mai sfornare start-up come Losanna e Zurigo, con i Politecnici e i loro istituti di ricerca di fama mondiale. Scordiamoci ogni paragone. Ma la creazione del Polo Universitario da parte di Usi e Supsi ha dato un nuovo e grosso impulso".

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